Libia, cosa si nasconde dietro il “sostegno tecnico” promesso a Serraj

27/07/2017 di Redazione

Al Serraj, il primo ministro della Libia, ieri ha chiesto a Gentiloni «un sostegno tecnico con unità navali italiane nel comune contrasto al traffico di essere umani da svolgersi in acque libiche». Tradotto, per lo storico del colonialismo italiano e della Libia, Angelo Del Boca, intervistato oggi dal Manifesto: «Un nuovo intervento militare, una nuova avventura italiana. Comunicato appena dopo il vertice voluto da Macron. Una specie di guerra d’immagine. Ma pericolosa». E infatti – è il ragionamento di Del Boca, il gesto di Gentiloni ha ricevuto il plauso della destra italiana, «che da tempo vuole schierare le cannoniere».

Restano comunque molti dubbi su cosa implichi questo «sostegno tecnico» che Gentiloni ha promesso: sarà in acque libiche o in acque internazionali? Comporterà un blocco navale? Quel che è certo – sottolinea lo storico della Libia – è che sarà «comunque sulla pelle dei profughi che a quel punto sarebbero sequestrati, dopo l’eventuale cattura dei “trafficanti” e rispediti nelle prigioni libiche o nella disperazione africana».

LIBIA, IL VERTICE DI PARIGI VOLUTO DA MACRON

Serraj ieri era di ritorno dal vertice di Parigi sulla Libia voluto da Macron, su cui Del Boca esprime un giudizio molto severo: «Macron si muove con l’atteggiamento da piccolo Napoleone, sopravanza l’Italia con un summit realizzato quasi di nascosto e sfotte persino quando si sente in obbligo di ringraziare “il mio amico Gentiloni”».

Secondo Del Boca nel promuovere l’intesa tra il premier libico Fayez al Serraj e il generale Khalifa Haftar, Macron ha dato una svolta, ma solo d’immagine: dietro al tentativo di riparare ai danni (almeno 30 mila miliardi di dollari, secondo le Nazioni unite) causati dall’intervento militare in Libia del 2011 voluto da Sarkozy («che ha forzato la mano a tutti, a cominciare dall’Italia fino agli Stati Uniti”, spiega lo storico), si nasconde il tentativo di «imporre il primato della Total in terra libica».

«Se avesse voluto riabilitare davvero la Francia – prosegue lo storico della Libia Del Boca nella sua intervista al Manifesto – perlomeno doveva annunciarsi come un giovane convinto europeista che ammette gli errori francesi in Africa. Invece paradossalmente si fa forte dei disastri compiuti dai presidenti francesi precedenti e ancora una volta del controllo assoluto che Parigi ha dei paesi della fascia del Sahel, tra cui Niger, Mali, Ciad dei quali controlla economia e valuta».

Foto copertina: ufficio stampa Polizia di Stato italiana

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