Buffon D’Amico diffidano Libero per le allusioni denigratorie sulle foto di Chi

21/07/2017 di Redazione

Gianluigi Buffon e Ilaria D’Amico hanno diffidato Libero per come la testata diretta da Vittorio Feltri abbia ripreso le foto del servizio di Chi sulla loro vacanza. La diffida inviata dall’avvocato della conduttrice TV Daniela Missaglia rimarca il carattere denigratorio delle pesanti allusioni sessiste sulla foto di copertina della rivista di Alfonso Signorini. Con una scelta ampiamente discutibile, Chi ha messo in evidenza una immagine dove si vede Ilaria D’Amico vicina alle gambe di Gianluigi Buffon.

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Una forzatura piuttosto squallida, visto che il gesto della conduttrice TV verso il suo compagno non è affatto erotico, che ha scatenato descrizioni sessiste e davvero imbarazzanti da parte di Libero, come il bacino proprio lì, nel luogo più caliente del corpo maschile. Linguaggio pruriginoso e allusivo che oltre che a esser falso per quanto riguarda l’immagine in questione, descrive la normalità di un rapporto di coppia tra adulti con termini imbarazzanti per immaturità. Ecco il testo della diffida di Daniele Massaglia per conto della coppia  Buffon D’Amico inviata a Libero e pubblicato sul sito della testata.

LA DIFFIDA DI BUFFON D’AMICO CONTRO LIBERO

Ilaria D’Amico e Gianluigi Buffon mi hanno conferito mandato per denunziare il grave danno d’immagine patito in conseguenza della pubblicazione sul Vostro sito web (www.liberoquotidiano.it) di fotografie e commenti gravemente pregiudizievoli per i miei assistiti. La selezione delle foto da Voi pubblicate, affiancate da titoli oltremodo diffamatori quali il bacino proprio lì, nel luogo più caliente del corpo maschile espongono i miei assistiti, in particolare Ilaria D’Amico, ad allusioni degradanti circa le asserite (e non veritiere) intenzioni espresse nel fermo-immagine. In realtà la signora Ilaria D’Amico si è limitata, mentre rideva, ad appoggiare la fronte sulle gambe del compagno, ma le modalità volutamente ambigue con cui è stata selezionata l’immagine (rafforzata da eloquenti titoli denigranti) evocano nel lettore la connotazione pruriginosa e passionale del gesto. La pubblicazione delle suddette foto, con la combinazione di commenti artatamente suggestivi, integra pacificamente il reato di diffamazione punito all’art. 595 c.p., con l’aggravante di cui al comma III della medesima disposizione, per essere la condotta perpetrata con il mezzo della stampa, ovvero altro mezzo di pubblicità.

Foto copertina: ANSA/FLAVIO LO SCALZO

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