Pino Maniaci, negata la diretta a Radio Radicale: «Mai successo prima, è una censura!»

13/07/2017 di Redazione

Il processo di Pino Maniaci, il giornalista antimafia accusato di estorsione, comincerà mercoledì prossimo. Radio Radicale ha chiesto al presidente della seconda sezione penale del tribunale di Palermo, Benedetto Giaimo, di registrare le udienze, ma il Pubblico Ministero Amalia Luise ha rigettato la richiesta, perché «risulta difficoltoso proteggere le opposte esigenze di tutte le altre parti». Chi non vuole essere ripreso, nemmeno radiofonicamente, sono gli altri imputati del processo Kelevra, i nove accusati di estorsione mafiosa.

Il reato che si contesta al giornalista Pino Maniaci è invece l’estorsione semplice. Un’anoPINmalia – fanno sapere da Telejato , l’emittente antimafia fondata dal giornalista imputato – «trattandosi, la sua, di estorsione semplice, non andrebbe giudicata da una corte, ma da un giudice monocratico». Ma la richiesta di separare i due procedimenti è stata rigettata: «L’intenzione di chi dirige le operazioni della procura è chiara: Pino Maniaci va trattato come mafioso e omologato ai mafiosi sotto processo», accusano da Telejato, sottolineando come la decisione di negare la diretta a Radio Radicale sia qualcosa di inedito in Sicilia.

Sergio Scandura, giornalista di Radio Radicale, in una nota pubblicata su MeridioNews ha subito commentato: «Mai successo a Palermo per un pubblico dibattimento, fin dai tempi del maxi processo. L’articolo che regola la pubblicità del dibattimento parla chiaro: all’inizio il titolare del processo sente le parti una volta costituite e persino in caso di totale opposizione la sua decisione è sovrana e può comunque decidere di dare accesso a radio e televisioni». Dall’emittente fondata da Pino Maniaci si chiedono provocatoriamente:

Che cosa si vuole nascondere? Di che cosa ha paura il tribunale di Palermo? Forse che tutta la polpetta preparata per incastrare Pino Maniaci si sbricioli e che tutti possano rendersi conto che si è voluto deliberatamente mandare alla gogna una persona scomoda per le sue inchieste sui beni sequestrati in cui erano coinvolti pezzi del tribunale stesso di Palermo che adesso deve giudicare Maniaci?

Fa discutere poi anche la motivazione addotta dal giudice Benedetto Giaimo, che ha accolto la richiesta del p.m. di negare a Radio Radicale la diretta del processo di Pino Maniaci: «mancanza di rilevanza sociale del processo».

Radio Radicale e Telejato chiedono una mobilitazione da parte dell’Ordine dei Giornalisti e della Federazione nazionale della Stampa per la censura del processo di Pino Maniaci. AndreaTuttoilmondo, presidente regionale dell’Unci (Unione nazionale cronisti italiani) ha già manifestato solidarietà alla denuncia lanciata oggi dalla testata: «Dispiace prendere atto di questa censura. Auspico che si possa valutare diversamente l’istanza presentata dai colleghi di Radio Radicale. Per la rilevanza sociale di chi è coinvolto, consentire la registrazione di questo processo significa contribuire a realizzare pienamente quella missione di pubblico servizio che guida lo spirito di chiunque faccia informazione seria e con coscienza».

Foto copertina: ANSA/CESARE ABBATE/

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