Trent’anni di condono, gli abusi edilizi ci sono costati 21 miliardi

02/07/2017 di Redazione

Una denuncia ogni tre giorni, 348 interventi della Guardia di Finanza da inizio 2017, 5,3 milioni di pratiche di condono ancora inevase, mancati introiti per le casse dello Stato per 21,7 miliardi di euro. Sono queste le principali cifre sugli abusi edilizi in Italia che emergono da un’inchiesta del Fatto Quotidiano sui ‘furbetti del mattoncino’ pubblicata oggi. Il fenomeno delle costruzioni senza autorizzazione, spiega l’inchiesta, è molto più radicato di quanto si possa immaginare, perché non riguarda solo edifici sulla costa:

Una denuncia ogni tre giorni. Una sanzione amministrativa ogni 30 ore. Un intervento della Finanza ogni 600 minuti. È a questo ritmo che viaggia l’abusivismo edilizio in Italia. E il dato riguarda soltanto la costa e il demanio marittimo. La Guardia di Finanza – che ha il compito di sorvolare le aree demaniali e denunciare gli abusi – nei primi cinque mesi dell’anno ha già realizzato 348 interventi, 54 denunce, 122 sanzioni amministrative, sequestrando beni per ben 4,5 milioni. L’anno scorso si viaggiava al ritmo di una denuncia ogni 18 ore: nel bilancio 2016 si contano 491 denunce, 1.068 interventi, sequestri per 6,1 milioni. È un paradosso, ma il 2017 sembra quasi l’anno della redenzione.

 

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ABUSI EDILIZI E CONDONI, DA SMALTIRE 5,3 MILIONI DI PRATICHE: FURTO DA 21 MLD

I numeri sono dunque preoccupanti. Anche perché le collusioni e i pochi mezzi a disposizione dei Comuni non consentono le demolizioni. Ma un dato significativo è anche quello degli oltre 5 milioni di italiani che attendono ancora una risposta dallo Stato. Il primo condono edilizio risale al 1985, varato per fare cassa e tracciare una linea con il passato, impedendo nuovi abusi. In seguito, però, ne abbiamo conosciuti altri due, nel 1994 e nel 2003. Tre condoni che hanno fatto pervenire negli uffici comunali circa 15,4 milioni di richieste di sanatoria, di cui 5,3 ancora senza risposta. Si legge ancora sul Fatto Quotidiano:

Il Centro studi Sogeea, nell’aprile del 2016, rivela che su 15,4 milioni di pratiche, ben 5,3 milioni risultano inevase. Tra queste, 3,5 milioni risalgono alla sanatoria del 1985: c’è gente che da 32 anni aspetta di sapere se il proprio immobile abusivo può essere sanato. Trentadue anni di stallo. Soldi che lo Stato avrebbe potuto incassare. E che non ha mai visto.

Secondo Sogeea i mancati introiti per le casse dello Stato sono pari a 21,7 miliardi (dato si ottiene sommando il denaro non incassato per oneri concessori, oblazioni, diritti di istruttoria e segreteria, sanzioni da danno ambientale). Quei 21 miliardi equivalgono a 1,4 punti percentuali del nostro Pil e sono pari a due terzi della legge di Stabilità 2015 (e superiori al prodotto interno lordo di un Paese come l’Estonia).

(Foto: l’abbattimento di un ecomostro sulla costa di Ostuni. Credit: ANSA / ROBERTA GRASSI)

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