Il “bengalese”, che è cittadino italiano da 26 anni in Italia, picchiato per una casa popolare

01/07/2017 di Redazione

Lo hanno definito bengalese picchiato ma in realtà Dulal Howlader è un cittadino italiano di origine bengalese, ha 52 anni, dei quali 25 vissuti nel nostro Paese. Ed è stato riempito di botte, semplicemente perché ha avuto diritto a un alloggio popolare a Tor Bella Monaca, Roma.

L’episodio di violenza lo racconta oggi La Repubblica:

«Ho chiesto a quattro ragazzi seduti a fumare su una panchina se sapevano dove fosse di preciso la casa che mi aveva

assegnato il Comune. Gli ho mostrato il foglio con l’indirizzo, me l’hanno strappato di mano e hanno urlato: “Negro vattene
via, qui non ci puoi venire, la casa è occupata”. Poi mi hanno picchiato».

Dulal lavora come lavapiatti in un ristorante del rione romano di Prati. Ha due figli: Shafee, 19enne, iscritto al primo
anno di Ingegneria, e una piccola di 8 anni affetta da una grave invalidità. L’uomo è stato aggredito nel vialetto che separa i
lotti delle case popolari in largo Ferruccio Mengaroni, a Tor Bella Monaca, estrema periferia di Roma. «Se non fosse intervenuto un passante – spiega – mi avrebbero ucciso».

Lunedì è arrivato con la sua Panda, verso le 13.30, nel quartiere dove il Comune gli aveva trovato un alloggio popolare.
Era il suo giorno libero e «mi sono vestito bene per vedere la nuova casa. Aspettavo da tanto questo momento, avevo fatto
domanda nel 2013». Arrivato in Italia da solo nel 1992, a 27 anni, per anni ha lavorato come facchino in un mercato rionale a
scaricare cassette di frutta tutto il giorno a 150 euro a settimana.
Poi, nel 2008, è diventato lavapiatti. Due settimane fa ha saputo di essere nono in graduatoria per l’assegnazione di un alloggio a canone popolare. Sul foglio del dipartimento Politiche abitative c’era scritto il piano, l’ottavo, ma non il civico della sua nuova casa. Così Dulal ha chiesto a quattro giovani seduti davanti ai palazzoni di 14 piani di largo Mengaroni. «Dopo avermi insultato mi hanno dato uno schiaffo sul viso, mi hanno strattonato al petto, per fortuna sul lato destro (a sinistra ho il pacemaker). Io non ho reagito, mi sono girato per andarmene.
Mentre ero di spalle mi hanno dato una ginocchiata alla schiena, facendomi cadere a terra. Per fortuna passava un signore
che ha detto ai ragazzi di smetterla, che mi stavano ammazzando. Poi ha chiamato la polizia e l’ambulanza». Il gruppo si è
sciolto e ognuno è scappato in una direzione diversa.

Degli aggressori ancora nessuna traccia: la polizia li cerca anche grazie all’aiuto delle telecamere della zona. In largo Mengaroni c’è omerta. «Qui ci sono più stranieri che italiani – spiegano ai cronisti di Repubblica – dobbiamo

stare attenti noi a loro. Altro che pestaggio, non è successo niente, quello si è inventato tutto».
Dulal ha ricevuto la solidarietà del Campidoglio.

(in copertina foto ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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