Veterinari schierati contro i maltrattamenti degli animali negli allevamenti: è la prima volta in Europa

Una svolta epocale che sicuramente è destinata a fare molto rumore in tutta Europa. Un gruppo di 70 veterinari, in prevalenza olandesi, hanno firmato una lettera in cui chiedono, una volta per tutte, la fine dei maltrattamenti degli animali negli allevamenti e nei macelli. Il gruppo di firmatari si chiama The Caring Vets e ha avuto un ampio seguito specialmente sui media olandesi. Il grido di protesta è estremamente efficace perché lanciato da veterinari che lavorano a diretto contatto con le aziende e che sottolineano come il sistema di cui fanno parte non funzioni.

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LE RICHIESTE DEI VETERINARI SU ALLEVAMENTI INTENSIVI

Le loro richieste sono semplici e dirette. Non accettano che, ormai, la loro professione si sia allontanata sempre di più dalla fondamentale attività di garantire il benessere animale e punti sempre di più a garantire lo status quo dei grandi allevamenti intensivi, in nome di più alti interessi economici. La loro lettera è stata diffusa in Italia dalla dottoressa Elena Nalon, medico veterinario anche lei, dottore di ricerca e specialista del college europeo di benessere animale, etica e legislazione, responsabile dei programmi sul benessere degli animali di allevamento per Eurogroup for Animals.

«Il modello predominante di produzione di prodotti di origine animale in grandi quantità a basso costo – scrivono i veterinari – non ha cagionato solamente gravi problemi ambientali ma costituisce una minaccia per il benessere animale». Nella lettera vengono citate alcune pratiche censurabili come la debeccazione delle galline, l’isolamento in cui sono ridotte alcune scrofe, la separazione dei vitelli da latte dalle loro madri e l’asportazione delle corna a vitelli e agnelli, l’utilizzo di anidride carbonica per stordire i maiali.

Sotto la lente d’ingrandimento critica dei veterinari, poi, ci sono anche le condizioni di trasporto degli animali stessi: «Un veterinario deve emettere un certificato sanitario per ciascun trasporto. Tuttavia, nessun animale può essere così tanto in salute da trascorrere un’intera giornata in un camion o in una nave sovraffollata con pessimi impianti per l’abbeveraggio, spesso sotto il sole cocente o in condizioni di freddo estremo, talvolta anche in avanzato stato di gravidanza – denunciano nella loro lettera -. Questi sono alcuni esempi di prassi che noi veterinari e le nostre associazioni professionali agevoliamo. Talvolta con le nostre firme, molto spesso con il nostro silenzio».

LETTERA VETERINARI OLANDESI, LA REAZIONE DEL CIWF ITALIA

Il documento viene definito epocale da Annamaria Pisapia, direttrice CIWF Italia Onlus, la maggiore organizzazione per il benessere degli animali da allevamento. «Per la prima volta – dice la Pisapia – un gruppo consistente di veterinari mette nero su bianco una condanna senza appello del metodo di allevamento intensivo come totalmente lesivo del benessere degli animali, e stigmatizza la compiacenza o la mancanza di azione di propri stessi colleghi al riguardo».

Inoltre, la direttrice di CIWF Italia invita i veterinari del nostro Paese a sottoscrivere l’appello fatto dai loro colleghi olandesi: «In Spagna lo hanno già fatto, gli italiani invece che faranno? Noi li invitiamo a prendere una posizione pubblica a riguardo. È tempo che anche loro scendano in campo: li stiamo aspettando».

 

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