Perché Domenico Diele è agli arresti domiciliari e perché è inutile indignarsi

La vicenda è nota. Domenico Diele, nello scorso fine settimana, ha causato la morte di Ilaria Dilillo, 48enne investita dalla sua auto all’altezza di uno svincolo autostradale in provincia di Salerno. L’attore di 1993 era stato arrestato con l’accusa di omicidio stradale. Per lui, il gip del tribunale della cittadina campana, nel corso dell’udienza di convalida, ha stabilito la detenzione domiciliare.

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LE POLEMICHE SULLA DECISIONE DI STABILIRE GLI ARRESTI DOMICILIARI PER DOMENICO DIELE

Questa decisione ha fatto scaturire una serie di polemiche, sia da parte della famiglia della vittima, sia da parte dei tanti utenti dei social network che hanno voluto commentare la vicenda. Se può essere comprensibile il momento di dolore e di rabbia che i familiari di Ilaria Dilillo stanno attraversando, bisogna comunque ricordare che la decisione del giudice rispetta la prassi della giustizia italiana in queste situazioni.

La detenzione domiciliare rientra nelle misure cautelari che hanno il compito di permettere agli inquirenti di svolgere serenamente il proprio lavoro nelle fasi preliminari rispetto all’eventuale processo. Così, gli arresti domiciliari per Domenico Diele hanno la funzione di evitare eventuali fughe del soggetto interessato, di scongiurare l’inquinamento delle prove e – soprattutto – di impedire la reiterazione del reato. Il giudice ha ritenuto di non confermare la detenzione in carcere perché non ha considerato Diele un soggetto particolarmente pericoloso per l’incolumità pubblica.

DOMENICO DIELE PER IL MOMENTO RESTA IN CARCERE

Domenico Diele sarà controllato 24 ore su 24 grazie al braccialetto elettronico, in attesa del processo che porterà alla condanna definitiva. Del resto, allo stato attuale delle cose, il braccialetto elettronico non è ancora nelle disponibilità della procura di Salerno che, in questi giorni, sta trattenendo l’attore in carcere.

Dunque, non c’è stata alcuna violazione delle procedure ed è assolutamente ingiustificato l’attacco del popolo del web che si sta indignando sui social network postando messaggi come: «questo è un insulto alla vittima» o «speriamo che la prossima vittima di questo tossicodipendente sia un figlio del giudice». La giustizia ha fatto il suo corso, senza eccezioni. Come dovrebbe essere normale in un Paese civile.

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