Il misterioso caso della scomparsa di Marina Di Modica

Due donne sparite nel nulla. Un solo indiziato e un processo di secondo grado tutto da rifare.

Una storia diventa giallo quando l’inizio si colora di sangue, la trama si infittisce e la fine è lontana, incerta, sconcertante. Una storia diventa giallo quando c’è un delitto, gli investigatori che seguono una pista, l’individuazione di un colpevole e poi la soluzione che fa quadrare il cerchio. Per far diventare una storia un giallo serve un morto, l’arma del delitto, il movente, un colpevole. Ma quando qualcuno di questi elementi manca, tutto diventa più difficile. Le piste si confondono, i sentieri in cui cercare si moltiplicano, le prove vacillano. Non si può più chiamarla giallo una storia così. Mistero è il termine esatto. Ecco, la storia di Marina Di Modica è un mistero. Solo così si può definirla, perché in questo caso a mancare non è un elemento, ma molti.

 – SPARITA – Primo, non c’è il corpo. Non è mai stato ritrovato. Quello che c’è è una donna che la sera dell’8 maggio 1996 esce di casa. Una bella donna per l’esattezza. Fa la logopedista Marina, aiuta le persone che hanno problemi con il linguaggio. Abita in città e frequenta la “Torino bene”. Quella aristocratica, perché lì, dove si è sviluppata e arricchita la più grande famiglia italiana, i veri principi e re d’Italia, non i Savoia ma gli Agnelli, l’aristocrazia c’è ancora. Queste persone, i posti che frequentano, li conosce anche lei. Ma con la sua scomparsa non hanno niente a che fare. O quasi. Quasi perché in questo assassinio senza cadavere è in uno di questi posti che Marina incontra il suo presunto assassino, Paolo Stroppiana.

– PRESUNTO COLPEVOLE – Un tipo attraente Paolo, non c’è che dire. Si sono conosciuti pochi mesi prima ad una cena. Lui fa il filatelico, lavora alla Bolaffi. Ha un passato burrascoso alle spalle. E’, o meglio era, un militante di estrema destra. I Nar, Terza Posizione, di certo non un uomo tranquillo. Un picchiatore dei più duri, diranno poi in molti. “Un fascistello”, lo definirà in seguito il suo legale. Oltretutto Paolo ha pure una passione strana. Perversa. A lui le donne piace legarle, ammanettarle, e durante il rapporto sessuale è abituato a stringere le sue mani attorno al loro collo. Così almeno diranno diverse sue conoscenti ai giudici, più avanti. Paolo se non fosse per quella cena con Marina non c’entrerebbe niente. Se non che lei, a lui, piace. Molto, secondo quanto affermerà dopo, molto dopo, in seguito a mille ritrattazioni, mille bugie, mille contraddizioni. Deciderà di corteggiarla lentamente. E l’occasione gli sarà data da una collezione di francobolli che Marina aveva ritrovato. Tutto è pronto e la data fissata per l’incontro. Un biglietto ritrovato tre giorni dopo, l’11 maggio, riporta una cena per far visionare proprio la collezione a Paolo. Lui all’inizio nega: nessun appuntamento. Poi, più avanti, dirà che ” sì, be’, in effetti un appuntamento c’era, ma ho deciso di non andare “. Dirà che non l’ha voluto ammettere subito perché era con la sua ragazza, Beatrice Della Croce. Quella sera Paolo è stato con lei.

– SOLO INDIZI – Ecco, in questa storia, se si esclude un falso alibi fornito da Beatrice a Paolo (secondo la Procura) non c’è altro. Non c’è il corpo, l’arma del delitto, il movente. C’è solo quel biglietto ritrovato nell’agenda di Marina. Per i magistrati però tutto è chiaro. Marina quella sera si è incontrata con Paolo, e ha comprato anche un paio di autoreggenti per l’occasione. Sono andati a casa sua, hanno fatto l’amore, lui le ha stretto troppo le mani intorno al collo e l’ha uccisa. Un incidente. Che però Stroppiana avrebbe cercato di insabbiare, occultando il cadavere. Omicidio volontario è l’accusa. La tesi degli inquirenti è così forte che anche i giudici sono convinti della colpevolezza dell’imputato. Solo con questi indizi? Be’, sì e no. Sì, perché di concreto non c’è altro, nessuna prova in effetti. No, perché c’è un altro indizio: un’altra ragazza scomparsa. Si chiama Camilla Bini ed è sparita nel 1989. Cosa c’entra questo caso con l’altro? I nomi. Già perché stranamente anche Camilla lavorava alla Bolaffi. E, oltretutto, era amica della stessa Beatrice amante di Paolo. E’ una coincidenza troppo grande. Per questo il pm durante il dibattimento per l’omicidio di Marina Di Modica continuerà ad accusare Stroppiana anche dell’altro delitto. Due omicidi, un solo colpevole per l’accusa. Nessun corpo, nessuna arma del delitto, nessuna prova per la difesa. Solo indizi, tanti, ma nient’altro. E’ un caso difficile questo. Sembra più un mistero che un giallo. La parola fine sarebbe dovuta arrivare tre giorni fa. Ma la Suprema Corte di Cassazione ha deciso di rimandarla. Secondo i giudici non è che il processo di secondo grado sia stato fatto così bene, per questo ha disposto di farne un altro. Bisognerà aspettare ancora.

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