Donald Trump indagato sulla Russia per ostruzione alla giustizia

15/06/2017 di Redazione

Trump è indagato dal procuratore speciale Robert Mueller in merito all’inchiesta sulla Russia avviata dopo che era stata denunciata l’influenza di Mosca sulle presidenziali americane. Donald Trump non è indagato per relazioni sospette con Vladimir Putin o persone del suo entourage, ma per una possibile ostruzione alla giustizia. Lo rivela un articolo del Washington Post, che racconta come Robert Mueller abbia interrogato alcuni alti ufficiali dell’intelligence americana dell’a in merito a possibili pressioni del presidente americano per fermare l’inchiesta sulla Russia. La verifica del procuratore speciale sarebbe iniziata secondo le fonti del Washington Post dopo il licenziamento di James Comey, il direttore dell’Fbi allontanato. In uno dei colloqui avuti in merito all’indagine sull’inchiesta sulla Russia Trump ha chiesto di lasciarla perdere, in particolare per quanto riguarda il suo ex consigliere per la Sicurezza nazionale, Michael Flynn. Il presidente degli Stati Uniti non è indagato però per i contatti con la Russia, il filone principale dell’indagine aperta dall’Fbi ormai quasi un anno sulle possibili intrusioni degli apparati di intelligence di Mosca sulle presidenziali del 2016.

DONALD TRUMP INDAGATO PER OSTRUZIONE ALLA GIUSTIZIA NELL’INCHIESTA SULLA RUSSIA

L’Nsa, l’agenzia di intelligence militare, ha annunciato che collaborerà pienamente con l’FBi in merito all’inchiesta. Daniel Coates , il direttore delle diverse agenzie di intelligence, Michael Rogers, il responsabile della NSA, l’agenzia per la sicurezza nazionale) e l’ex vice di Rogers Richard Ledgett saranno sentiti a breve da Mueller in merito alle azioni di Donald Trump. Secondo il Washington Post i tre ufficiali dell’intelligence americana non dovrebbero chiedere il privilegio esecutivo che esenta dall’obbligo di testimonianza chi fa parte dell’amministrazione presidenziale. Secondo la Costituzione americana solo una procedura di impeachment, aperta con un voto del Congresso degli Stati Uniti a maggioranza rafforzata, può mettere sotto indagine un presidente degli Stati Uniti. La giurisprudenza della Corte Suprema ha però modificato questa regola stringente, consentendo in caso di indagini penali, come successo ai tempi del Watergate con la sentenza United States v. Nixon, di limitare il privilegio esecutivo. All’epoca il presidente Nixon fu obbligato a consegnare alla magistratura federale le registrazioni delle sue conversazioni telefoniche e altri documenti che riguardavano il caso Watergate.

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