Vaccini, Demicheli: «Solo in Piemonte il decreto costerà qualche milione di euro» | VIDEO

Come direbbe Ligabue «il meglio deve ancora venire». Perché c’è una cosa che sfugge sul decreto Lorenzin. Ed è tutta una questione logistica ed economica in vista delle regolamentazioni necessarie per l’iscrizione alla scuola dell’obbligo. Le Asl sono pronte? Quanto costerà regolamentare tutti i bimbi in “ritardo”? Come verranno richiamati i genitori? Chi vigilerà sulle autocertificazioni genitoriali (utili per non far scoppiare il caos)?

LEGGI ANCHE > Vaccini: ecco la proposta di legge in Senato per cancellare il decreto Lorenzin

DECRETO LORENZIN: IL RISCHIO CAOS ASL A SETTEMBRE

Le scuole dovranno analizzare i libretti vaccinali di bimbi e ragazzi ad iscrizioni, tra l’altro, già avvenute. Siamo certi che tutti abbiano il libretto vaccinale in regola?  E se no quanto tempo ci mette la Asl ad aggiornare la situazione del singolo soggetto? Non solo: i dirigenti scolastici dovranno mandare una segnalazione all’azienda sanitaria (altrimenti rischiano la denuncia). La Asl, dovrà contattare i genitori in questione e convincerli a vaccinare. In caso contrario dovrebbe scattare la sanzione: quale sarà la sua entità dai 500 ai 7500 euro?

guarda il video:

VACCINI PIEMONTE: I SOGGETTI INADEMPIENTI  E L’IMPATTO ECONOMICO

Con il decreto Lorenzin quest’anno si affronterà una popolazione che sarà almeno il doppio di quella che si presenta ogni anno per seguire il calendario vaccinale. Con le Asl in carenza di organico è fattibile? A dare l’idea del dramma all’orizzonte è Vittorio Demicheli, epidemiologo di fama nazionale, da poco ex dirigente del settore assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale in Piemonte. Per ora a Torino si stanno facendo solo i conti ma le prime stime dell’avvio del decreto sono di impatto organizzativo notevole. «Sopratutto per l’emissione della certificazione», spiega Demicheli. Questo aspetto interesserà tutti i bambini in regola e non. Il rischio è quello di un ingorgo alle Asl, occupate anche a chiamare e convincere i genitori più testardi. «La fascia dell’obbligo riguarda 15 generazioni – spiega Demicheli – si tratterà di richiamare 15 generazioni di soggetti inadempienti. Nella mia regione stimiamo che ci siano almeno 50 mila bambini da chiamare oltre a 500 bambini circa che sono in regola». Il decreto prevede l’autocertificazione. «Il problema è se le famiglie sono in grado di produrla senza chiedere conferma ai servizi vaccinali, molti genitori non sanno quale è l’esatta scansione delle vaccinazioni da fare». «Un consiglio che in sede tecnica vorremmo proporre – aggiunge Demicheli – è quello di uno scambio fra le direzioni scolastiche e quello delle direzioni dei servizi vaccinali, in maniera da far muovere solo i soggetti inadempienti. Per quelli in regola dovranno essere le Asl che comunicano le condizioni alle direzioni scolastiche limitando così il numero di persone che dovranno dimostrare di esser in regola».

LEGGI ANCHE > Che fine ha fatto il vaccino sul pneumococco?

Il rischio di impatto economico del decreto sul sistema sanitario nazionale rischia di esser alto. «I soggetti che non sono stati vaccinati devono esser rivaccinati utilizzando dei percorsi personalizzati. Perché – aggiunge Demicheli – molto dipende da che età hanno». Non si può applicare lo stesso percorso vaccinale di un bambino di 18 mesi a uno di nove anni. «Spesso i prodotti sono separati – conclude – e non tutti sono contenuti nella stessa vaccinazione. Potrebbero esser necessarie più sedute. Abbiamo fatto dei conti un po’ grossolani: nella nostra Regione serve qualche milione di euro in più per comprare i vaccini e organizzazione».

(in copertina foto ANSA / LUIGI MISTRULLI)

Share this article