Travaglio contro Grillo: le 5 mosse del suicidio elettorale del M5S

Marco Travaglio contro Beppe Grillo. Dopo la bocciatura della legge elettorale su cui i 5 Stelle avevano chiuso l’accordo con PD, Forza Italia e Lega, poi saltata, il direttore del Fatto Quotidiano contraddice il leader M5S sulla difesa del risultato alle comunali 2017. Per Grillo c’è una crescita dei 5 Stelle rispetto alle elezioni del 2012, un dato anche vero ma politicamente irrilevante ormai, mentre Travaglio evidenzia la disfatta del M5S, esclusi praticamente da ogni ballottaggio rilevante. Un fallimento aggravato dal ritorno al ripugnante bipolarismo tra centrodestra e centrosinistra, che si disputeranno la guida di tutti i principali comuni sopra i 15 mila abitanti. Il direttore del Fatto Quotidiano prende in giro Beppe Grillo, evidenziando come il suo comizio deserto a Genova già mostrasse una voluttà quasi poetica alla sconfitta, come se la disfatta fosse uno schema lungamente provato in allenamento. Dopo averlo paragonato al leader della sinistra socialista Riccardo Lombardi, con citazione di Indro Montanelli, Marco Travaglio elenca le 5 mosse con cui il M5S si è suicidato alle ultime elezioni.

    • 1. La cacciata di Federico Pizzarotti. Marco Travaglio evidenzia quanto sia stato sbagliato allontanare dal M5S Federico Pizzarotti, colpevole solo di annunciare poco quel che fa e di esser ostile agli ordini di scuderia.Per il direttore del Fatto Grillo e Casaleggio avrebbero dovuto fare di tutto per tenerselo stretto, invece l’hanno espulso confermando i pregiudizi sul M5S come formazione quasi proprietaria dei fondatori.
    • 2. Il caos Genova. Travaglio rimarca le faide continue del M5S a Genova, che hanno portato a un disastro elettorale nonostante la città sia molto favorevole ai 5 Stelle e sempre più stanca del governo PD. Il direttore del Fatto ricorda lo scontro tra Alice Salvatore e Paolo Putti che ha portato all’addio al M5S dell’ex candidato sindaco, e capogruppo a Genova, la farsa dell’annullamento delle comunarie vinte da Cassimatis, e le tre liste di area pentastellata che hanno favorito l’esclusione dal ballottaggio.

TRAVAGLIO CONTRO GRILLO SUL DISASTRO ELETTORALE DEL M5S

  • 3. La pessima gestione del caso delle firme false di Palermo. Per Travaglio la gestione della vicenda delle firme false delle comunali 2012 a Palermo è stata completamente fallimentare. Sarebbe bastato ammettere una lieve forzatura, invece di far montare un caso che ha poi completamente diviso il M5S locale. Critiche anche verso i sospetti che hanno avvolto Ugo Forello per la sua attività in Addiopizzo.
  • 4. Gli scontri di Taranto. Taranto è per Travaglio una storia esemplare di come il M5S a livello locale non sappia gestire i suoi scontri interni. Il caso Ilva rappresentava un’occasione perfetta per i 5 Stelle, che però a causa delle diverse posizioni dei meet-up, come in altre città, non sono riusciti a presentare una candidatura unitaria. L’ipotesi di una lista civica in appoggio al pm anti Ilva Franco Sebastio era troppo bella per essere vera, tanto che è stata bocciata per una candidatura decisa all’ultimo minuto. Così sia Sebastio che Nevoli sono rimasti fuori dal ballottaggio.
  • 5. La disastrosa gestione della sconfitta. Travaglio rimarca come l’esultanza per un dato elettorale così negativo, unito alle critiche sui giornali ai pochi volti vincenti del M5S, come Raggi, Appendino e Di Maio, sia il modo migliore per favorire la disfatta del M5S a livello nazionale.

Foto copertina: ANSA/LUCA ZENNARO

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