Il boss Graviano: «Io e altri 7 mafiosi al Maurizio Costanzo show per seguire Falcone»

13/06/2017 di Redazione

Otto mafiosi seguirono Giovanni Falcone da vicino, al Teatro Parioli di Roma, quando il giudice fu ospite, nel febbraio del ’92, di una puntata del Maurizio Costanzo Show. È una delle rivelazioni dal carcere del boss di Cosa Nostra Giuseppe Graviano, intercettata il 24 settembre 2016, nel penitenziario di Ascoli Piceno, che riaccende i riflettori sulla strategia stragista della mafia che portò all’uccisione di politici e uomini delle istituzioni. Ne parla oggi il Fatto Quotidiano.

 

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BOSS GRAVIANO E ALTRI MAFIOSI AL TEATRO PARIOLI PER FALCONE

Le parole di Graviano riguardano la missione di morte per colpire Falcone che fu organizzata a Palermo prima che Cosa Nostra decidesse di colpire il giudice con il tritolo. Le frasi del boss sono contenute in un verbale nelle mani dei pm di Palermo sul quale sono tuttora in corso indagini (nel verbale ci sono lunghi omissis). Scrivono Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza:

Quando c’era Falcone al Costanzo – confida Giuseppe Graviano al suo compagno di socialità Adinolfi, bisbigliando – dove si sedeva, c’erano otto persone… otto persone. Eravamo io, palermitani, due di Brancaccio, amici, due di… che poi se ne sono andati che avevano un matrimonio, e altri due che si sono fatti entrambi pentiti, uno di Castelvetrano e uno di Mazara del Vallo”. Otto killer di Cosa Nostra in platea al Teatro Parioli di Roma per uccidere Giovanni Falcone, otto killer a sorvegliare le mosse del direttore degli affari penali che il capo dei capi Totò Riina voleva morto alla fine del febbraio del ’92.

Lo Bianco e Rizza sul Fatto ricordano che della missione di morte di Cosa Nostra da Palermo a Roma per eliminare Falcone hanno parlato negli anni anche pentiti, come Francesco Geraci e Vincenzo Sinacori. Pochi mesi prima, a fine ’91, il Capo dei Capi Totò Riina in una riunione in una villa di Castelvetrano aveva annunciato l’avvio della stagione stragista dando l’ordine ai trapanesi di andare nella Capitale per uccidere il giudice.

No è chiaro perché la missione non proseguì. Secondo le testimonianze Riina cambiò i programmi e ordinò ai suoi uomini di tornare in Sicilia nei primi giorni di marzo. Pochi giorni dopo l’uccisione dell’esponente della Dc Salvo Lima a Mondello.

(Foto da archivio Ansa)

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