Roberto Burioni: «Sui vaccini toni violenti, è giusto l’obbligo»

04/06/2017 di Redazione

Roberto Burioni, immunologo del San Raffaele racconta a Il Resto del Carlino lo scontro sui vaccini.

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Allora un clima di terrore, tutti questi genitori spaventati all’idea di dover vaccinare i propri figli?
«È un clima esasperato, perciò penso sia importante, e lo pensano altri studiosi più eminenti di me, che nel momento in cui lo Stato ha preso una decisione sacrosanta sull’obbligo, si prenda anche la responsabilità d’informare i genitori, di tranquillizzarli, soprattutto di non promuovere la disinformazione, che venga da reti televisive o da medici delle Asl».
Lei non è mai stato un pasdaran dell’obbligo, vero?
«Ho sempre concluso le mie lezioni invitando gli studenti a parlare dei vaccini e convincere. Però devo ammettere che non funziona: siamo quasi a 2.800 casi di morbillo nel 2017 in Italia, è un’emergenza. A causa delle mancate vaccinazioni
del passato si sono create condizioni di pericolo. A Monza è ricoverato un bambino di 7 anni la cui vita è appesa a un filo: stava guarendo dalla leucemia, ha preso il morbillo dal quale non si poteva vaccinare. Altri studiosi e io
siamo preoccupati per quel che potrebbe accadere alla riapertura delle scuole, lo Stato ha fatto bene a intervenire rapidamente. Anzi, da medico avrei voluto l’obbligatorietà anche per le vaccinazioni degli adulti che lavorano in ospedale
o a scuola».

Chi era in piazza giura di «non essere contro i vaccini» ma di volere la «libertà di scelta».

«‘Non sono contro i vaccini, ma…’ è diventato come ‘non sono razzista ma…’: premessa, di solito, a una affermazione terribilmente razzista. Si invoca la libertà di non vaccinare, ma chi non vaccina i propri figli mette in pericolo
tutti gli altri: è come pretendere di guidare a 250 all’ora, la libertà è un’altra cosa. Vaccinarsi è
un atto di responsabilità sociale».
C’è chi si dice pronto a farlo «se ci fosse un’epidemia».
«Ma i vaccini servono a prevenirla!È come dire: ‘Le cinture di sicurezza le allaccio solo se faccio un incidente’».

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