Sentenza Tar mette a rischio (gli ottimi) direttori stranieri dei musei italiani

La scure è arrivata ieri con una doppia sentenza del Tar del Lazio. La nomina di cinque dei venti direttori dei super-musei italiani, voluta dalla riforma del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, non sarebbe regolare. Per motivazioni diverse, ma che rischiano di far vacillare l’intero impianto. Le nomine contestate sono quelle dei musei di Paestum, Modena, Mantova, Taranto, Reggio Calabria; due di queste, riguardano direttori stranieri (Gabriel Zuchtriegel del Parco archeologico di Paestum e Peter Assmann del Palazzo ducale di Mantova). 

LE SENTENZE DEL TAR SUI DIRETTORI DEI MUSEI

I ricorsi che sono stati presentati facevano leva su più punti. Innanzitutto sulla «scarsa trasparenza» della valutazione finale che, secondo i giudici, «non permetterebbe di comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato», poi sul fatto che la prova orale sia stata fatta a porte chiuse e – cosa estremamente importante – che la candidatura sia stata estesa a cittadini stranieri. Nessuna norma derogatoria, infatti, consentirebbe al ministero di reclutare dirigenti pubblici non italiani.

Quest’ultimo aspetto, quindi, potrebbe avere ripercussioni anche sugli altri cinque direttori di museo stranieri, ovvero Eike Schmidt degli Uffizi di Firenze, Sylvain Bellenger del museo di Capodimonte, James Bradburne di Brera, Peter Aufreiter della Galleria nazionale delle Marche a Urbino e Cecile Hollberg della Galleria dell’Accademia di Firenze. 

LA REAZIONE DEL MINISTRO FRANCESCHINI

La reazione del ministro Franceschini non si è fatta attendere ed è di quelle che, nonostante i non detti, fanno rumore. In un primo momento ha affidato a Twitter il suo stupore, sottolineando: «il mondo ha visto cambiare i musei italiani in due anni e ora il Tar Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio…»

Poi, ha commentato ai microfoni della stampa la decisione del tribunale amministrativo regionale, sottolineando come la sentenza sia in contrasto con la Corte di Giustizia Europea e con il Consigli di Stato, al quale il ministero probabilmente ricorrerà.

I MUSEI DIRETTI DA STRANIERI: UN FIORE ALL’OCCHIELLO DELL’ITALIA NEL MONDO

Una situazione paradossale, visti anche i risultati che i musei italiani stanno ottenendo sotto la guida straniera. Si pensi a Paestum, che quest’anno ha toccato la quota record di 400mila visitatori, che ha aperto – grazie a un’intesa con privati – nuovi scavi e nuove aree visitabili, che ha organizzato una serie di eventi culturali che fanno vivere l’area archeologica al di là dei classici percorsi didattici. Oppure all’altro museo diretto da uno straniero finito sotto la lente d’ingrandimento del Tar, il Palazzo ducale di Mantova: nell’ultimo periodo, la struttura ha scalato ben 10 posizioni nella classifica dei musei più visitati, con un incremento dei biglietti staccati del 51%.

E che dire degli Uffizi che, oltre ad avere un grande successo di pubblico, hanno assistito a una importante riorganizzazione strutturale, con la ricollocazione della Venere di Botticelli e alla migliore disposizione delle opere nelle stanze di Botticelli, che evitano code ed effetti imbuto. Risultati positivi si sono registrati anche a Urbino, Brera e Capodimonte. Il mondo, insomma, era tornato ad appassionarsi ai musei italiani. Oggi, invece, guarda con stupore all’ennesimo paradosso italiano.

(FOTO: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

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