I giovani non amano più la discoteca: crollano gli incassi, chiudono i locali

21/05/2017 di Redazione

I giovani non amano più il mondo delle discoteche: crollano gli incassi, chiudono i locali. Mentre avanzano discopub, stabilimenti balneari aperti la notte, live club. È quanto racconta oggi un’inchiesta del quotidiano La Stampa a firma di Giacomo Galeazzi, che riprende significativi dati economici. A testimoniare la crisi del ballo (che va avanti almeno dal 2005)  nel nostro Paese sono innanzitutto i numeri degli ingressi e del fatturato.

 

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LA CRISI DELLA DISCOTECA

Dal 2008 ad oggi gli incassi sono diminuiti di circa il 18% mentre è calato da 5mila a 2.800 il numero dei locali, con un volume d’affari in picchiata dagli 8 miliardi di euro del 2002 ai 5,3 miliardi attuali. Secondo l’ultima ricerca realizzata da Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) e Istat sarebbero soprattutto i Millennials a tradire la vecchia discoteca. Scrive Galeazzi sulla Stampa:

Rispetto al 2008 i giovani dai 20 a i 24 anni che vanno a ballare almeno una volta all’anno sono diminuiti di 342mila unità, quelli dai 25 ai 34 anni di 939mila. L’imprenditore salentino Maurizio Pasca ha locali a Gallipoli, l’unica area del Paese in cui le discoteche reggono l’onda d’urto della crisi. Dal 2011 è il presidente del Silb, l’associazione delle imprese di intrattenimento ed è in prima linea contro l’abusivismo. «La crisi riguarda le discoteche non il ballo, anzi si balla ovunque: circoli, ristoranti, ville private e masserie e ciò sottrae 2 miliardi all’anno di fatturato ai locali classici che pagano il 45% di tasse, incluso il 22% di Iva sul biglietto d’ingresso». L’economia della notte è sempre meno basata sulla discoteca: pesano in maniera crescente, discopub, stabilimenti balneari aperti tutta la notte, live club, circoli, eventi ‘one night’: un complesso che fattura 70 miliardi di euro all’anno e dà lavoro, in maniera stabile o temporanea, a oltre 1,5 milioni di persone «Il 90% di queste attività non ha le imposte che tagliano le gambe ai gestori di discoteche».

A tenere in piedi le discoteche oggi i flussi turistici, e in particolare i turisti stranieri. In 60% del fatturato deriva da clienti non residenti sul territorio. Uno dei simboli della decadenza è la riviera romagnola. A Rimini e Riccione non esistono locali se non quelli nati negli anni ’70 e ’80.

(Foto generica da archivio Ansa)

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