I guai della Raggi, roghi tossici e terreni contaminati: la ‘Terra dei Fuochi’ di Roma | VIDEO

11/05/2017 di Donato De Sena

C’è una vera e propria ‘Terra dei Fuochi’ alla periferia Est di Roma, tra le frazioni di Rocca Cencia  e Castelverde. E rappresenta una vera emergenza nell’emergenza rifiuti della Capitale. È quanto testimonia una videoinchiesta appena pubblicata realizzata dalla giornalista Francesca Fagnani per Servizio Pubblico. Le immagini raccontano di centinaia di persone costrette a vivere a breve distanza da terreni contaminati, dove sono stati scoperti rifiuti sversati illegalmente e dove vengono regolarmente appiccati roghi tossici. In strade invase dalla spazzatura, con cassonetti che traboccano e fogliame che copre i marciapiedi.

 

guarda il video:

 

IMPIANTI DI SMALTIMENTO E DISCARICHE ABUSIVE, TERRA DEI FUOCHI A ROMA EST

I residenti temono gravi conseguenze per la propria salute e chiedono un intervento di politica e istituzioni. Ma nessuno sembra finora aver affrontato e risolto, nemmeno parzialmente, la loro situazione. Gli abitanti della zona si sentono, dunque, abbandonati e in pericolo. «Non si può vivere così, siamo emarginati. Non c’è una farmacia, non c’è niente. Hanno fatto chiudere un Conad perché la carne non poteva stare vicino all’odore e alla ‘monnezza’. Ma noi siamo esseri umani. La paura è che non riuscir ad andar via da questo posto», racconta una giovane madre. «Ci piantavano le fave, ora ci sono i rifiuti ospedalieri. Ho paura anche ad avere un cane». I genitori evitano ai loro bambini di giocare all’aperto. Ogni giorno nella zona si sente un odore acre che proviene dagli impianti di smaltimento e raccolta dei rifiuti e si respira il fumo nero dei roghi, spesso appiccati nel vicino campo nomadi. E ad avvalorare i timori ci sono anche dati statistici. Da analisi epidemiologiche della Regione Lazio (diffusi dal Dep, Dipartimento di Epidemiologia del Servizio sanitario regionale) è già emerso che nell’area ci si ammala di tumore e malattie respiratorie e tiroidee molto più che in altre zone. Un particolare inquietante: una delle strade di Castelverde viene chiamata «via delle vedove» per l’elevato tasso di mortalità registrato.

TERRA DEI FUOCHI A ROMA EST, ISTITUZIONI E POLITCA

Ora si attende una risposta chiara degli amministratori. Nella zona tra Rocca Cencia e Castelverde si sono fatti vedere nel corso dell’ultima campagna elettorale per il Campidoglio tutti i candidati sindaco. Compresa Virginia Raggi. I residenti hanno creduto alle promesse. Ma anche stavolta si sentono traditi. Perché ancora una volta il Comune, come la Regione, sembrano avere un progetto per uscire dall’emergenza. Si tratta di una difficoltà in parte comprensibile. La gravità del problema ‘Terra dei Fuochi’ della Capitale non è data solo dalla presenza di impianti ma discariche abusive presenti da decenni. Per 30 anni nella zona si è sversata qualsiasi cosa senza controlli. Alimentando quella che oggi rischia di diventare una bomba sociale. Gli ultimi studi epidemiologici risalgono al 2012 e non ne vengono forniti di più recenti. Risultano monitoraggi parziali e mai un’analisi complessiva del problema, ambientale e sanitario. Ma non solo. Anche quando c’è stato un intervento di un ente locale tutto è rimasto come prima. È emblematico il caso di un terreno dove sono stati scoperti rifiuti ospedalieri, prima sequestrato dai vigili e poi dissequestrato. Senza essere stato mai bonificato. La soluzione sarebbe proprio quella: la bonifica. Ma il costo delle opere ipotizzabile è esorbitante, e insostenibile per chi, Comune e Regione, deve faticare ogni anno per provare a garantire servizi essenziali efficienti. La questione è dunque fuori dall’agenda.

 

terra dei fuochi
(Immagine da video di Servizio Pubblico)

 

Come quella delle condizioni in cui vivono i nomadi. Ai tempi del Commissario Francesco Paolo Tronca, al Campidoglio dal novembre 2015 fino alle elezioni di giugno 2016,  erano stati effettuati lavori per una cifra che va dai 600mila euro a un milione per ripulire l’area del campo di via di Salone. Pochi mesi dopo tutto è tornato prima. Le cooperative per la gestione dei campi coinvolte in Mafia Capitale sono state estromesse ma non sono state in seguito sostituite. Quelle aree sono ora abbandonate, zone franche, dove i bambini non vanno a scuola e appiccano roghi, perché loro a differenza degli adulti non sono imputabili per i reati ambientali compiuti. Gli abitanti, soprattutto a Ponte di Nona, sono sul piede di guerra. In attesa di una svolta. In attesa di un segnale.

(Immagine di copertina da video di Servizio Pubblico)

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