In molti la hanno, ma cos’è di preciso la mania del controllo?

CONTROLLO E IPERCONTROLLO

Se per controllo si intende una forma adeguata di verifica dell’andamento delle cose, possiamo considerarlo una strategia funzionale e utile. Quando, invece, diventa un bisogno molto radicato nella vita della persona e la sola idea di perderlo genera spaesamento, inquietudine, nervosismo, spavento o terrore, allora parliamo di un aspetto psicologico problematico.

Andare in tilt quando un’amica ritarda di pochi minuti, essere intolleranti ai dettagli fuori posto, sentirsi turbati da un imprevisto o da tutto quello che non è sotto il proprio diretto esame, sono esempi comuni di ipercontrollo.

Non si tratta solo di cercare di fare le cose sempre in modo “calcolato”, attraverso regole, programmi e schemi accurati e ripetitivi, ma anche di voler a tutti i costi sorvegliare o “guidare” le azioni altrui.

Carli e Paniccia (2002) descrivono il controllo proprio come il tentativo di prevenire l’imprevedibilità e la variabilità del comportamento altrui e delle situazioni.

Nei casi più gravi il bisogno di controllo diventa il perno sintomatologico dei Disturbi d’Ansia e di alcuni Disturbi di personalità.

disturbi d'ansia e di personalità

Abitudini e regole servono a limitare gli input in entrata o in uscita: il campo di azione e di espressione diventa molto limitato. Si tratta di una eccessiva perizia che non lascia nulla al caso.

L’ipercontrollo si associa a uno stato fisiologico di continua tensione muscolare, di irrigidimento, che affatica e spossa. A tutto ciò si aggiunge la fatica di una mente che ha molti “file” aperti da controllare e gestire. L’investimento energetico è notevole.

fattori che predispongono all’ipercontrollo sono:

  • intolleranza per l’incertezza e l’ignoto
  • difficoltà a gestire lo stress
  • timore di commettere errori o perfezionismo
  • eccessivo senso di responsabilità
  • eccessivo bisogno di sicurezza
  • sfiducia negli altri.

Il bisogno di controllo si accompagna sovente a intransigenza, perfezionismo, rigidità e distacco. La persona si sforza di fare ordine, di prevedere l’imprevedibile, di non farsi trovare impreparata. Non si tratta di impegno e di responsabilità, ma di un’urgenza interiore.

Il bisogno di controllo aiuta a mantenere l’immagine ideale di sé, di indipendenza ed efficienza, ma diventa una maschera che soffoca la vitalità della persona, bloccandone la spontaneità e lo slancio.

Cosa c'è dietro il bisogno di controllo 2

COSA SI CELA DIETRO AL BISOGNO DI CONTROLLO?

Il controllo ha lo scopo primario di padroneggiare un’ansia di fondo che non permette di affrontare la realtà con la giusta tensione né di vivere il rilassamento o il piacere delle cose, necessari per un buon equilibrio generale.

Generalmente, il ricordo negativo di una esperienza di “mancanza di controllo” terrorizza la persona, che, per scongiurare tale evenienza, evita tutte le situazioni simili, rinforzando tuttavia il circuito dell’ansia.

Il bisogno di controllo blocca il contatto con le proprie emozioni profonde (paura, sensi di colpa, rabbia, tristezza). Non a caso la persona ipercontrollante appare emotivamente coartata, trattenuta. Tra le paure più profonde c’è quella di deludere, di sbagliare, di essere da meno, di mostrarsi vulnerabili, di tradire la stima o la fiducia di qualcuno di significativo (o essere traditi nella fiducia).

Le radici del controllo affondano nelle relazioni significative con le figure genitoriali: relazioni familiari imperniate su regole e doveri assoluti, in cui la comunicazione dei sentimenti e degli affetti è stata, al contrario, scarsa o contraddittoria; relazioni in cui il bisogno di sicurezza è stato appagato in modo inadeguato (troppo o troppo poco); in cui il non commettere errori è diventata una strategia per ottenere “vicinanza”.

Oggi le ricerche in materia si concentrano sull’interazione tra fattori neurobiologici, influenze ambientali e processi cognitivi.

L’ipercontrollo può essere considerato un difetto nell’interpretazione del pericolo e dell’imprevisto, cui si accompagna una sottovalutazione delle capacità individuali di farvi fronte. Alla base comunque c’è una credenza illusoria: che il mondo e la vita possano e debbano essere sotto controllo (cosa pressoché impossibile!).

L’ipercontrollo non è dunque sinonimo di diligenza, senso del dovere e scrupolosità. E’ piuttosto il risultato di credenze disfunzionali che possono diventare una gabbia, causando il persistere di quell’ansia da cui ci si tenta di proteggere.

lasciar andare

LASCIARE ANDARE.

Non si può “controllare il bisogno di controllo” bensì imparare ad allentare la presa. Lasciare andare.

Lasciar andare non significa smettere di agire, ma sviluppare la capacità di seguire il flusso delle azioni. Significa imparare ogni tanto a lasciare accadere ciò che accade, far sì che per un po’ le cose seguano il loro corso spontaneamente, senza il nostro intervento. Molto spesso l’imprevisto può rivelarsi una svolta sorprendentemente positiva.

Lasciare andare vuol dire anche imparare a uscire fuori dall’ordinario, dalla routine cadenzata e ipercalcolata: limitarsi al conosciuto, infatti, vuol dire spegnersi lentamente.

Altrettanto significativo risulta imparare a delegare. Fidarsi e affidarsi. Accettare che altri facciano al posto nostro e a loro modo. L’idea di bastare a se stessi, portata allo stremo, si scontra inevitabilmente con l’amara realtà del sovraccarico emotivo.

E’ fondamentale, inoltre, considerare gli errori solo come un “etichetta negativa” che applichiamo alle nostre azioni in retrospettiva, quando veniamo a conoscenza delle conseguenze del nostro comportamento e vorremmo aver agito diversamente. Piuttosto che focalizzarsi sul non commettere errori, risulta più utile ampliare la consapevolezza sui propri bisogni, che sono all’origine delle nostre scelte/decisioni.

Il controllo, dunque, è una sorta di autoinganno: ogni volta che abbiamo l’impressione di esercitarlo, in realtà lo abbiamo appena perso, perché la nostra ansia ha deciso per noi.

Alessia Leotta  è una collaboratrice sul sitoMiss Strawberry Fields.

Laureata in Psicologia Clinica e di Comunità all’Università La Sapienza di Roma e iscritta all’Albo degli Psicologi del Lazio (n°11884). Nel 2012 ho collaborato con il Mensile “Ragazza Moderna” per la rubrica dei professionisti “S.O.S.”. Nello stesso anno, sono stata invitata a partecipare a un esperimento in vivo, “Aperitivo con lo Psicologo”, per la rivista “Cosmopolitan” (Italia). Il mio obiettivo sarà quello di offrire spunti di riflessione su tematiche di psicologia ad ampio spettro, facendo incontrare, così, due mie grandi passioni: la Psicologia e la Scrittura. E per rendere tutto più dinamico, vi aspetto numerosi e attivi con domande, chiarimenti e curiosità!

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