I pensieri negativi che causano sofferenza e le distorsioni cognitive

DISTORSIONI COGNITIVE: significato e caratteristiche

Beck (1990) sostiene che ognuno di noi è costantemente impegnato nell’attribuire significati agli eventi della vita e che l’interpretazione di un evento precede e influenza le nostre reazioni, emotive e comportamentali.

Le nostre valutazioni non seguono sempre criteri logici, ma sono più spesso soggette ad alcuni processi chiamati distorsioni cognitive.

Le distorsioni cognitive possono essere definite:

  • veri e propri errori di ragionamento
  • involontarie distorsioni nell’elaborazione delle informazioni
  • deviazioni automatiche dalla razionalità nella valutazione o nella comprensione della realtà.

Sono poco evidenti, sotto la soglia della consapevolezza, ma influenzano profondamente le decisioni che prendiamo.

Secondo Beck (1990) non hanno a che fare con l’intelligenza, ma si evidenziano in situazioni che per noi hanno significati specifici. Per esempio, nel caso in cui percepiamo una minaccia ad aspetti essenziali della nostra vita.

La nostra mente è bombardata ogni giorno da centinaia di migliaia di input. Per questo siamo dotati di dispositivi di ragionamento rapidi (scorciatoie cognitive) che consentono di “saltare alle conclusioni” sulla base di pochi elementi. Ciò appare ancora più importante nelle situazioni di pericolo reale, in cui occorre valutare e decidere cosa fare in tempi brevissimi (si pensi ai soldati in guerra).

Le distorsioni cognitive sono un’applicazione “sbagliata” di questi dispositivi d’emergenza (Beck, 1990) a situazioni in cui il pericolo non è reale ma simbolico; sono lenti distorte con cui leggiamo la realtà, sulla base di un numero insufficiente di informazioni. In sostanza, si tratta di errori di ragionamento che generano auto-inganni (trappole) e producono circoli viziosi.

A partire dall’infanzia, e via via nel corso della vita, gli individui si formano delle convinzioni su di sé, sul mondo e sugli altri che condizionano il loro modo di percepire e interpretare gli eventi, influenzando il loro comportamento. Tali convinzioni sono spesso alimentate e mantenute dalle distorsioni cognitive.

A rendere disfunzionali le distorsioni cognitive non è la loro presenza bensì la loro inflessibilità e rigidità. Non a caso si riscontrano in modo massiccio e pervasivo nei soggetti con disturbi d’ansia e disturbi dell’umore (depressione).

le principali distorsioni cognitive

LE PRINCIPALI DISTORSIONI COGNITIVE

Le distorsioni cognitive sono talmente numerose e varie che risulta difficile farne un elenco completo. Le più comuni sono:

  • l’Ipergeneralizzazione (fare di tutta l’erba un fascio). Un singolo evento diventa la regola generale sulla cui base interpretare altri eventi simili, senza verificare. Le parole chiave sono mai, sempre, tutto, nessuno, ogni.

1. Non ho superato l’esame, non riuscirò mai a laurearmi.

2. Ho sbagliato investimento, mi va sempre male.

3. Ti ho aiutato in casa, ma tutto quello che faccio non va mai bene.

  • il Pensiero polarizzato (tutto o niente). Le cose sono buone o cattive, possibili o impossibili, desiderabili o indesiderabili. Non ci sono punti intermedi, sfumature, scale di grigi.

1. O prendo il massimo all’esame o lo rifiuto.

2. Se non mi fa questo favore non è un buon amico.

3. Nella vita o attacchi o sei attaccato.

  • Minimizzare. Le situazioni positive sono attribuite al caso o a cause esterne; i successi considerati poco importanti o immeritati.

1. Era troppo facile, ci sarebbe riuscito chiunque!

2. Ho avuto 30 perché il professore era di buon umore.

  • La Lettura del pensiero (chiarovegenza). Essere sicuri di sapere ciò che gli altri pensano, sentono e vogliono fare, pur non avendo alcuna prova. In particolare prevedere i pensieri degli altri su di noi.

1. Ha letto il messaggio ma non mi ha risposto. Ce l’avrà con me.

2. Oggi sembrava freddo. Non mi ha perdonato il ritardo di ieri.

3. Sono convinta che il professore non mi sopporta.

4. Tanto lo so cosa pensi di me!

le principali distorsioni cognitive 2

  • La Personalizzazione (tutto contro di me). Trovare in ogni situazione un riferimento a se stessi, dare un’interpretazione auto-centrata; in realtà, possiamo influenzare le reazioni altrui ma non determinarle totalmente.

1. Carla mi ha riconosciuto ma ha abbassato lo sguardo per non salutarmi.

2. Quell’automobilista mi sorpassa per farmi un dispetto.

3. Se la festa è rovinata, è colpa mia.

4. Parlava male di Chiara ma in realtà alludeva a me.

  • L’Astrazione selettiva. Focalizzarsi su una singola parola, un aspetto, un gesto, perdendo di vista tutti gli altri elementi.

1. Ha fatto una smorfia… non mi sopporta.

2. Ho preparato la cena per le colleghe, ma il dolce era poco cotto… E’ stato un disastro.

  • La Catastrofizzazione. Esagerare l’importanza di un nostro comportamento o di un evento, di un insuccesso o di un errore. Oppure pensare che un evento avrà per noi conseguenze più gravi di quelle effettive. I modi di dire tipici sono:
  • Non può andare peggio di così.
  • E’ terribile!
  • Non c’è via d’uscita…
  • Sarà una tragedia!

Le trappole del pensiero, quindi, generano e alimentano emozioni negative, come ansia, senso di inadeguatezza, paure irrealistiche, perché intervengono sul modo in cui interpretiamo gli eventi e attribuiamo loro un significato.

Se usate, sia pur involontariamente, in modo massiccio e sistematico diventano espressione di una psicopatologia. In questo caso la psicoterapia si rivela fondamentale.

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