La bufala di Renzi sul reddito di cittadinanza smentita, correttamente, da Di Maio

14/04/2017 di Andrea Mollica

Renzi Di Maio sarà probabilmente la sfida delle prossime politiche. L’ex presidente del Consiglio sarà molto probabilmente eletto segretario del PD tra poco meno di un mese, tornando a guidare il suo partito in vista delle prossime elezioni nazionali. Luigi Di Maio è il favorito per il ruolo di candidato alla presidenza del Consiglio del M5S. Ancora non si sa se e come i 5 Stelle sceglieranno di avere un candidato premier – la legge elettorale in vigore chiede l’indicazione di un capo politico, ruolo che nel 2013 spettava a Beppe Grillo per la lista M5S – ma l’ipotesi Di Maio appare l’opzione più probabile. Matteo Renzi ha aumentato gli attacchi ai 5 Stelle in queste settimane di ritorno sul proscenio mediatico, e Luigi Di Maio ha pubblicato un video sul suo profilo Facebook in cui smentisce le bufale affermate dall’ex presidente del Consiglio contro le posizioni del M5S. Una delle fake news elencate dal presidente della Camera nel suo filmato è corretta, e rientra pienamente nella definizione di notizia o affermazione così falsa da esser definita bufala. Matteo Renzi ha ribadito, più volte, una cifra totalmente sbagliata sul costo del reddito di cittadinanza proposto dal M5S.

Durante la trasmissione Otto e mezzo l’ex presidente del Consiglio evidenzia come una simile misura costerebbe fino a 96 miliardi di euro. Luigi Di Maio cita correttamente lo studio di Istat, che aveva stimato in 14,9 miliardi di euro il costo del reddito di cittadinanza proposto dalla pdl a prima firma Catalfo depositata al Senato. Nella parte introduttiva della proposta di legge il M5S si schiera per il reddito di cittadinanza universale, che sarebbe erogato a 10 milioni di italiani se fosse condizionato alla soglia della povertà, ma in realtà propone un reddito minimo garantito. La proposta di legge Catalfo fissa in 6/10 del reddito mediano del 2013 per Istat, 9360 euro annui e 780 euro al mese, la soglia di riferimento per l’erogazione del nuovo strumento di Welfare. Attraverso l’ erogazione di un sussidio modulato sulla composizione del nucleo familiare, le persone che hanno un reddito al di sotto di questa soglia ne riceveranno un’integrazione. In modo però condizionato, visto che senza ricerca di attiva del lavoro si perde l’accesso a questo sussidio. Il criterio del reddito del nucleo familiare è decisivo. Chi è disoccupato oppure è povero ma si trova in un nucleo familiare che ha entrate superiori alla soglia massima non riceve alcun reddito di cittadinanza. L’errore di Renzi nasce, al netto della polemica politica, da un’ambiguità di fondo della comunicazione dei 5 Stelle. Il reddito di cittadinanza non è infatti erogato a tutti i poveri, ma alle persone che vivono all’interno di un nucleo familiare sotto la soglia della povertà. Fosse davvero erogato ai circa 10 milioni di italiani che si trovano, singolarmente, in questa condizione economica allora la proposta esploderebbe dal punto di vista del costo finanziario. Meno certe sono però le coperture del reddito di  cittadinanza, come avevamo spiegato in questa guida alla proposta del M5S.

Foto copertina: ANSA/ANGELO CARCONI

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