Inchiesta Consip, la presunta manipolazione delle carte (dal Noe) per colpire Matteo Renzi

11/04/2017 di Redazione

Indicazione di finti agenti 007 e intercettazioni ambientali trascritte male. È così che i carabinieri del Noe avrebbero truccato le carte per coinvolgere direttamente Palazzo Chigi, l’ex premier Matteo Renzi, nella vicenda giudiziaria Consip (inchiesta su presunte pressioni e corruzione da parte dell’imprenditore napoletano Alfredo Romeo per ottenere appalti della centrale acquisti della pubblica amministrazione). A raccontarlo è oggi Carlo Bonini su Repubblica. Il protagonista della manipolazione è un carabiniere, Gianpaolo Scafarto, capitano del Nucleo di Tutela dell’Ambiente, ora indagato, che ieri è stato convocato in procura a Roma ma che non si è presentato, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Sarebbe stato lui a costruire consapevolmente almeno due falsi per colpire il presidente del Consiglio.

 

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INCHIESTA CONSIP, INCIDENTE E CARTE TRUCCATE PER COINVOLGERE MATTEO RENZI

I procuratori Giuseppe Pignatone e Mario Palazzi, dopo aver disposto il controllo di tutti i nastri delle intercettazioni, si sono accorti che Scafarto avrebbe attribuito la frase (riferita a Matteo Renzi) «l’ultima volta che l’ho incontrato» proprio a Romeo, mentre in realtà era stata pronunciata dall’ex parlamentare Italo Bocchino (consulente dell’imprenditore partenopeao ed anche lui coinvolto nell’inchiesta, indagato per traffico di influenze illecite). L’obiettivo del capitano del Noe presumibilmente era quello di legare la responsabilità politica del premier a quella penale del padre Tiziano (che risulta indagato per traffico di influenze illecite), dell’imprenditore Carlo Russo e di Romeo. Per raggiungere lo scopo, come spiega Bonini su Repubblica, i carabinieri avrebbeto volontariamente scambiato un comune cittadino per un agente 007 e ignorato un brogliaccio telefonico:

Per fare questo bisogna però creare l’incidente e truccare le carte. È quello che succede il 18 e 19 ottobre del 2016 quando, come scoprirà la Procura di Roma, a un innocuo cittadino italiano nato in Venezuela che ha la sfortuna di sostare a poche centinaia di metri dagli uffici di Romeo, il Noe attribuisce la verosimile patente di agente segreto pur avendo potuto verificare, in tempo reale e con interrogazioni alle banche dati del Ministero dell’Interno, che l’auto su cui viaggia e la sua identità nulla hanno a che fare con i nostri Servizi. E’ un falso macroscopico e premeditato. Perché non solo di quella “prova negativa” non fa cenno l’informativa che il 9 gennaio di quest’anno viene consegnata alle Procure di Roma e Napoli. Ma perché di quella prova negativa non c’è traccia neppure nelle relazioni di servizio su quanto accaduto quel 18 e 19 ottobre e che dell’informativa sono il presupposto.

Non va diversamente per la seconda carta truccata da Scarfato. Vale a dire per l’intercettazione ambientale di un’affermazione pronunciata da Italo Bocchino e per giunta riferita a Matteo Renzi che, nonostante i brogliacci dicano il contrario, viene attribuita a Romeo perché questo consente di scrivere nell’informativa che si tratta – testuale – della «prova che consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi» dimostrando i suoi incontri proprio con Romeo.

(Foto: ANSA / GIUSEPPE LAMI)

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