Uber, il tribunale di Roma blocca Uber Black

08/04/2017 di Redazione

Uber non offrirà più i suoi servizi in Italia. L’app Uber Black, che permette agli utenti di viaggiare su macchine di lusso a prezzi vantaggiosi, è stata vietata da un tribunale civile di Roma, che ha accolto un ricorso contro la società americana, e disposto la sospensione di tutti i suoi servizi. Dopo l’addio a Uber Pop, ora il trasporto delle persone via auto non potrà essere effettuato neppure dagli Ncc. Il dispositivo ha vietato l’offerta del servizio di Uber Black così come delle app analoghe, come Lux, Suv, Van e così via. La società americana ha tempo dieci giorni per effettuare ricorso, e ottenere così una sospensiva del divieto. La sentenza ha motivato il divieto di Uber Black con la condotta di concorrenza sleale. Secondo i magistrati del tribunale civile di Roma grazie a Uber Black i conducenti Ncc non sono soggetti a rispettare le tariffe predeterminate dalle competenti autorità amministrative e possono così offrire prezzi più competitivi a seconda delle esigenze del mercato. Questa possibilità è garantita dal mancato rispetto delle regole a danno di coloro sono obbligati a rispettarle come i tassisti. Secondo la sentenza del tribunale civile di Roma anche con le regole attuali si potrebbe utilizzare la tecnologia di Uber Pop in modo rispettoso della normativa pubblica, consentendo ad esempio agli utenti di rintracciare tramite la app invece che il singolo autista, come invece si verifica attualmente, la rimessa di noleggio con conducente più vicina. La magistratura ha così sostanzialmente dato ragione ai tassisti, e de facto vietato Uber nel nostro Paese. Solo una modifica sostanziale della normativa che regola il trasporto delle persone via auto potrebbe consentire in futuro un ritorno dell’app, a meno di una bocciatura di questa sentenza nei gradi successivi di giudizio. La sentenza de iure ha smentito il decreto mille-proroghe, che aveva garantito per un altro anno le attuali condizioni degli Ncc. Ecco come Uber ha commentato la sentenza sul suo account Facebook.

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