Rimane l’Obamacare: fronda repubblicana su Donald Trump

25/03/2017 di Redazione

Il presidente Donald Trump lo voleva eliminare a tutti i costi, lo aveva promesso in campagna elettorale. E non ci è riuscito: l’Obamacare rimane. La prova di forza non è riuscita e Paul Ryan, leader della maggioranza Gop alla Camera, ha constatato come i voti in aula non ci siano.

Il Corriere della Sera, ripercorre, attraverso Massimo Gaggi e Giuseppe Sarcina le ore concitate del primo fallimento di “The Donald”.

Alle 15.29 Donald Trump telefona a un’ormai disperato Paul Ryan, lo speaker della Camera dei rappresentanti: «Ok, fermate tutto, sospendete il voto sulla riforma sanitaria». Manca solo un minuto alla scadenza delle 15.30 fissata per la conta. L’Assemblea non si pronuncia, ma il risultato politico è lo stesso: Trump e il partito repubblicano non sono riusciti a sostituire l’Obamacare. La promessa numero uno della campagna elettorale non viene mantenuta: è un fallimento clamoroso sia per il presidente sia per la leadership parlamentare dei conservatori.
Alle 16.30 Donald Trump apre alle telecamere lo Studio Ovale e fornisce la sua versione: «Siamo andati molto vicini, ci mancavano 10 o 15 voti. Non abbiamo avuto alcun appoggio dai democratici. Alla fine meglio così. Adesso lasceremo che “l’Obamacare” esploda, che i costi delle polizze diventino ancora più pesanti per i cittadini. Sono sicuro che i democratici verranno a chiederci di collaborare e faremo una riforma ancora migliore di questa. I veri sconfitti sono i leader democratici, Nancy Pelosi e Chuck Schumer».

Qualcosa però non quadra…

È una curiosa teoria, visto che all’ora di pranzo il presidente aveva ricevuto Ryan. Le certezze dello speaker si erano polverizzate: la bozza della «Trumpcare» era stata fatta a pezzi da destra e da sinistra nel partito. Gli emendamenti non erano serviti a nulla, anzi, se possibile avevano peggiorato la situazione. Inutile anche l’intervento del vice presidente Mike Pence.
Ma Trump aveva mandato via Ryan con un invito perentorio: basta con le trattative, chi non si allinea ne risponderà davanti agli elettori.Così lo speaker era rientrato a Capitol Hill completamente trasfigurato. Aveva convocato i leader delle principali correnti repubblicane nel suo studio provando a evitare un disastro collettivo. Che fare? Mancavano almeno 10 deputati, e forse anche di più, per raggiungere la maggioranza richiesta di 216. A quel punto Donald Trump, finalmente, ha ceduto.

(Credit foto © RMV via ZUMA Press)

Share this article