Crollo cavalcavia A14, in Procura si ipotizza «l’errore umano»

10/03/2017 di Redazione

Ci sarebbe un errore umano dietro il cedimento del cavalcavia numero 167 sull’autostrada A14. Nel crollo sono morti Emidio Diomede e Antonella Viviani. La pm di Ancona, Irene Bilotta, indaga per omicidio colposo plurimo (ma potrebbe presto aggiungersi l’ipotesi del disastro colposo). A riportarlo è Fabrizio Caccia sul Corriere della Sera:

«Ora sto qui, davanti a un cumulo di detriti e sto cercando di capire io per primo i motivi di questo cedimento — dice al telefono dall’A14 il portavoce della ditta Delabech srl di Roma che eseguiva i lavori sul ponte crollato —. Di sicuro non lo stavamo rinforzando dal punto di vista antisismico, il terremoto di questi mesi non c’entra niente, il nostro era un semplice intervento di manutenzione programmata…». Clic. Sono di poche parole anche alla Pavimenta Spa, l’azienda di cui Autostrade per
l’Italia detiene il 20 per cento del capitale e che fa parte del gruppo Atlantia. Delabech stava lavorando in subappalto sul ponte di Camerano per conto della società controllata di Autostrade, la Pavimental del presidente Gennarino Tozzi, a cui era stata affidata l’opera in primis: un subappalto da 800 mila euro, con lavori iniziati nel maggio 2016 e da terminare, secondo cronoprogramma, nel settembre 2017.

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CROLLO CAVALCAVIA A14: LE CAUSE

Prima bisognerà capire quale è stata la causa meccanica che ha fatto crollare il cavalcavia. Poi individuare la responsabilità. Autostrade per l’Italia esclude «un cedimento strutturale».

«Il calcestruzzo dei pilastri era in ottime condizioni», aggiungono dalla sede
centrale. A determinare il crollo, così, sarebbe stato piuttosto il cedimento delle
«pile provvisorie», i sostegni momentanei creati per appoggiarvi sopra i martinetti
utilizzati per sollevare il cavalcavia. Un lavoro, questo, dovuto alla necessità di ripristinare la distanza terra-cielo (5,20 metri) prevista dalle norme, distanza che però dopo l’allargamento dell’autostrada (da 2 a 3 corsie) era diminuita di 30-40 centimetri per l’innalzamento del piano autostradale. I martinetti, che per capirci hanno la stessa funzione del cric quando buchiamo una gomma, sono governati solitamente da una centralina che magari — anche quest’ipotesi sarà verificata — potrebbe essere andata in tilt, facendo inclinare il ponte che poi è rovinato in terra.

Resta però da capire perché, durante i lavori, l’autostrada non è stata chiusa al traffico. Anche se questo viene considerato un intervento «di routine». Il Corriere riporta un virgolettato eloquente.

«L’errore c’è stato — taglia corto la pm — Si tratterà di stabilire dove»

(foto copertina da video twitter Tgr Rai Marche)

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