Marco Cappato rischia il carcere per la morte di DJ Fabo?

27/02/2017 di Redazione

Marco Cappato rischia il carcere per aver accompagnato Dj Fabo a morire in Svizzera? In teoria sì, perché il nostro ordinamento punisce il suicidio assistito. L’articolo 580 del codice penale recita

Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione (1), è punito, se il suicidio avviene, con la reclusione da cinque a dodici anni. Se il suicidio non avviene, è punito con la reclusione da uno a cinque anni, sempre che dal tentativo di suicidio derivi una lesione personale grave o gravissima [583] (2).
Le pene sono aumentate [64] se la persona istigata o eccitata o aiutata si trova in una delle condizioni indicate nei numeri 1 e 2 dell’articolo precedente. Nondimeno, se la persona suddetta è minore degli anni quattordici o comunque è priva della capacità d’intendere o di volere [85], si applicano le disposizioni relative all’omicidio.

Fabiano Antoniani è morto questa mattina grazie all’intervento di Marco Cappato, che ha accompagnato in Svizzera il musicista, portandolo in una clinica dove è praticato il suicidio assistito.

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Il fatto può rappresentare un reato perché l’accordo che ha portato alla morte di DJ Fabo è stato preso in Italia, nonostante sia poi avvenuta in un altro Paese, dove la pratica del suicidio assistito è consentita. Marco Cappato potrebbe essere giudicato colpevole di istigazione al suicidio, visto che senza il suo intervento Fabiano Antoniani non si sarebbe potuto recare in Svizzera. L’istigazione al suicidio è punito nel nostro ordinamento con minore severità rispetto alla casistica in cui rientra l’eutanasia. L’articolo 579 del codice penale sanziona l’omicidio del consenziente, ovvero l’uccisione di una persona che ha esplicitamente chiesto al suo assassino di ucciderla, con una pena tra i 6 e i 15 anni. Cappato però non potrebbe essere perseguito per questo reato, visto che la morte di DJ Fabo non rientra in un caso di eutanasia, né attiva né passiva. Il quadro giuridico fornito dal codice penale difficilmente porterà a un’azione legale contro Marco Cappato. L’azione penale è obbligatoria in Italia, ma un’eventuale apertura di un fascicolo di indagine si scontrerebbe con un quadro giurisprudenziale invero piuttosto evolutosi in questi ultimi anni. Diverse sentenze della magistratura hanno riconosciuto il diritto all’interruzione dell’accanimento terapeutico, e benché manchi una legge prevale la tolleranza verso casi di manifesta solidarietà umana.

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