Risiko Pd, per la segreteria spunta anche il nome di Orlando

14/02/2017 di Redazione

Spunta di nuovo il nome di Andrea Orlando per la segreteria del Pd nel giorno in cui la direzione nazionale conferma divisioni interne e rischio di scissione. L’intenzione di Matteo Renzi di accelerare verso un congresso per ottenere una riconferma e arrivare ad elezioni politiche anticipate ha accentuato la frattura tra ex premier e il fronte della minoranza.

 

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PD, IPOTESI ORLANDO PER LA SEGRETERIA

L’ex capogruppo Roberto Speranza, rappresentante dell’area dalemian-bersaniana, intenzionato a candidarsi alla segreteria insieme al governatore toscano Enrico Rossi e al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, non esclude l’uscita. Parla di un Pd vicino al baratro. L’ex segretario Pier Luigi Bersani conferma che la linea dura di Renzi spingerebbe la minoranza fuori dal partito. Una soluzione per impensierire maggiormanete l’ex premier, marcando una presenza alternativa di una certa consistenza, potrebbe essere di puntare sul ministro della Giustizia. Ne parla Nino Bertoloni Meli sul Messaggero:

Le speranze dei dissidenti si appuntano su un duplice obiettivo. Il primo: all’assemblea nazionale di domenica tentare un vero e proprio ribaltone interno di maggioranza, puntando all’elezione di un nuovo segretario non appena Renzi si dimetterà per avviare la fase congressuale. Entrerebbe a quel punto in azione il Fob (Franceschini-Orlando-Bersani), andando alla conta in assemblea per un nuovo segretario,ma le premesse non sono per un ribaltamento di numeri, sia perché i “congiurati” non ci stanno, sia perché già i renziani hanno preso il pallottoliere e fatto i conti («siamo almeno 750 su 1.400», ha rassicurato e assicurato Luca Lotti, renziano di combattimento). «All’assemblea Renzi si dimette, ma non è detto che qualcuno non si alzi e dica eleggiamo un altro segretario», informava alla buvette il bersaniano Giorgis. L’altra ipotesi, più verosimile, è che Orlando si stia posizionando per diventare il vero candidato alternativo a Renzi nella conta congressuale, coagulando attorno a sé le minoranze bersanian-dalemiane, che punterebbero così su un candidato che viene dall’interno della maggioranza, che non si è mai contrapposto frontalmente né alla gestione del partito né a quella del governo, il candidato della sinistra non ultrà.

Andrea Orlando ha espresso apertamente il suo dissenso nei confronti della linea di Matteo Renzi in due interviste rilasciate alla Stampa e a Repubblica. «Se vedi uno che sta facendo una curva parabolica che lo porta a un frontale, glielo dici di stare attento, no?». «Non ero d’accordo con Renzi e gliel’ho detto, che c’è di strano? Se uno sbaglia, glielo dico». Così parla oggi il ministro della Giustizia. «Non sono convinto che andare subito al congresso sia un bene per il Pd. Io sono molto attento agli aggettivi, ma in questo caso non si può sfumare la posizione. Se uno non è d’accordo a fare un percorso deve dirlo: non sono d’accordo perché così non si risolvono i nostri problemi identitari e di proposta politica», ha detto Orlando alla Stampa. E ancora: «Il percorso congressuale lo apre l’Assemblea nazionale. Vediamo cosa si deciderà in quella sede. Sono dispiaciuto che non sia passata la mia linea: io la riproporrà lì e spero di avere maggior fortuna». «L’Assemblea in teoria potrebbe decidere per una conferenza programmatica prima del congresso».

Orlando fa sapere di non auspicare una scissione: «Non credo si possa uscire da un partito per ragioni di calendario», ha spiegato a Repubblica. «Ma qui ci vuole la politica, che deve vigilare per evitare qualunque scivolata», dice. E sulla sua candidatura alla segreteria del Pd? Il Guardasigilli precisa che è «un problema» che si porrà «solo quando inizieremo a discutere della proposta da fare al Paese». «Ho semplicemente detto che non ho paura del popolo, ma delle regole», aggiunge riferendosi allo Statuto. «Non portano a combattere la destra e il populismo come diciamo di voler fare. È un problema che un segretario dovrebbe porsi».

(Foto: ANSA / ALESSANDRO DI MARCO)

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