La storia dell’Hotel Rigopiano travolto dalla valanga

19/01/2017 di Redazione

C’è una storia dietro l’Hotel Rigopiano di Farindola, in provincia di Pescara, travolto da una valanga dopo le scosse di terremoto. Una fiaba, amara, dietro quei tetti ora sommersi dalla neve e i detriti dove i soccorritori continuano a scavare alla ricerca di superstiti. Inizia con un processo, chiuso a novembre con l’assoluzione di tutti gli imputati per una vicenda vecchia di presunto abuso edilizio, quando nel 2008 quel piccolo casolare diventò un resort a 4 stelle.

 

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LA STORIA DELL’HOTEL RIGOPIANO DI FARINDOLA

Partiamo dall’inizio. L’Hotel Rigopiano era gestito dalla società Gran Sasso Resort, a cui lo aveva ceduto, a seguito del fallimento, la società Del Rosso Srl dei cugini Marco e Roberto Del Rosso, una volta gestori della struttura. Era un albergo che stava in piedi dal 1972 e che, negli anni 2000, precisamente nel 2007, fu completamente ristrutturato, fu dotato di un centro benessere e di una piscina. Negli ultimi anni l’albergo è stato al centro di un processo per presunto abuso edilizio, che si è concluso con l’assoluzione, lo scorso novembre. Si tratta di una vicenda che risale al 2008 e che riguarda l’ampliamento e la trasformazione di quello che era un edificio modesto, in un resort a 4 stelle. La vicenda è un filone dell’inchiesta Vestina, condotta dal pm della procura di Pescara Gennaro Varone. Gli inquirenti ipotizzarono uno scambio di denaro e posti di lavoro per sanare la presunta occupazione abusiva del suolo pubblico per il resort. Per quel voto, secondo gli inquirenti, esponenti comunali ottennero favori per bypassare il presunto abuso. Riportava Prima da Noi, raccontando il processo:

Massimiliano Giancaterino (all’epoca sindaco di Farindola) e Antonello De Vico (ex sindaco di Farindola, all’epoca consigliere comunale) avrebbero ottenuto dagli imprenditori la «promessa di un versamento di denaro destinato al finanziamento del partito» e, in particolare, De Vico avrebbe ottenuto «il pagamento di 26.250 euro» che, dice ancora l’accusa, era «a adempimento parziale di un debito pregresso ma inquadrabile nel rapporto corruttivo».
Un reato, quello della corruzione, che l’attuale sindaco di Farindola ha sempre respinto con forza e due giorni fa, insieme agli altri imputati, ha incassato la vittoria.

I sette imputati sono stati tutti assolti perché «il fatto non sussiste». Al tempo Lacerba (un giornale locale di Penne), citando la procura, scriveva che «l’autorizzazione a sanatoria si basava sul presupposto che detta occupazione non costituisse abuso edilizio per mancata, definitiva trasformazione del suolo». Il processo non avrà mai appello perché i fatti sono andati prescritti. Ma probabilmente si parletà ancora dell’Hote Rigopiano nelle aule di tribunale. Oggi, mentre il numero delle vittimedella valanga sale, è stata aperta un’inchiesta per omicidio colposo.

(Immagine di copertina di: Vigili del Fuoco)

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