Un pezzo di ghiaccio grande come la Liguria si sta staccando dall’Antartide

ANTARTIDE UN PEZZO SI STACCA DAL POLO. LA SCOPERTA E LE INCOGNITE DEGLI EFFETTI SUL CLIMA

In Antartide sta succedendo qualcosa di simile all’inizio del film catastrofista “L’alba del giorno dopo”. Un iceberg di dimensioni gigantesche si sta staccando dal continente. L’annuncio è arrivato la scorsa settimana dagli scienziati britannici che hanno diffuso la notizia. L’esito non sarà quello di innescare cataclismi a livello planetario ma i climatologi sono lo stesso preoccupati in quanto è una ulteriore conferma che il cambiamento climatico è in atto.

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ANTARTIDE: L’AVANZAMENTO IMPROVVISO DELLE CREPE

Un pezzo molto ampio della piattaforma antartica Larsen C, delle dimensioni di 5000 Km2, pari circa a quella della superficie della Liguria, è in procinto di staccarsi per formare uno dei più grandi iceberg mai registrati nella storia. L’Antartide non ha mai perso piattaforme di ghiaccio così estese e potenzialmente in grado di provocare l’innalzamento del livello globale del mare. Secondo il climatologo Vincenzo Ferrara, che ha fatto parte dell’IPCC il gruppo di lavoro intergovernativo sui cambiamenti climatici, la frattura che sta portando al distacco di questo enorme iceberg è cresciuta improvvisamente di circa 11 miglia (18 Km) a dicembre e ora è lunga 50 miglia (80 Km), con soli 12,5 miglia (20 Km) ancora non fratturati prima del completo distacco. “L’acqua più calda oceanica sotto la piattaforma di ghiaccio e l’aria più calda al di sopra della piattaforma – spiega – possono aver contribuito alla crescita improvvisa della frattura”.

ANTARTIDE: COSA SUCCEDE DOPO

Ciò che sta accadendo a Larsen C, senza volere essere troppo profeti di sventura, potrebbe essere la spia di problemi reali. Le incertezze degli analisti riguardano le possibili conseguenze della spaccatura in un clima sempre più caldo e tendente ad accelerare la portata di questi fenomeni. Alcuni ricercatori assicurano agli allarmisti che la maggior parte del ghiaccio perso sarebbe il cosiddetto “ghiaccio passivo”, quindi la sua immissione nell’oceano risulterebbe ininfluente rispetto alla situazione attuale. Anche gli autori di un recente studio pubblicato su Nature Climate Change invitano a non allarmarsi. Richard Alley, glaciologo alla Pennsylvania State University, indica “un basso livello di preoccupazione, ma non pari a zero”. Il tempo ci dirà chi ha ragione.

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