Rivoluzione a Yahoo! Il gigante tecnologico cambierà il suo nome in Altaba

Cambiare o morire. Anche i giganti del settore high tech – Nokia insegna – possono traballare e cambiare per salvarsi. Yahoo cambia nome.

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YAHOO CAMBIA NOME E PELLE

Dopo lo scandalo del cyber attacco che lo ha colpito nel 2014, il maggiore nella storia della pirateria informatica, a 23 anni dalla sua fondazione Yahoo passerà da società tecnologica a società di investimento e il suo nome in Altaba. Via anche i vertici: Marissa Mayer, l’amministratore delegato che è alla guida dell’azienda, lascerà il suo incarico una volta vendute le attività a Verizon communications. A cessione completata, il consiglio di amministrazione sarà ridotto a cinque membri degli undici attuali. Oltre alla Mayer, lascerà la direzione anche uno dei cofondatori di Yahoo, David Filo. Il presidente della futura Altaba sarà l’ex direttore finanziario di Broadcom, ed Eric Brandt – entrato lo scorso marzo nel cda di Yahoo – andrà a sostituire Maynard Webb.

IL PARACADUTE DEL BOARD MARISSA MAYER

Secondo indiscrezioni circolate quattro mesi fa, Marissa Mayer godrebbe di un “paracadute d’oro”. La sua uscita di scena dal ruolo di ceo potrebbe valere dai 44 ai 55 milioni di dollari. Le stime possono variare a seconda del valore delle azioni al momento dell’effettiva separazione, in ogni caso, gli accordi presi per la ceo sarebbero molto vantaggiosi: tre milioni di dollari con pagamento in contanti e quasi 41 milioni in stock option al momento dell’effettiva separazione.

INTESA ANCORA A RISCHIO

L’intesa non è stata ancora finalizzata ma dovrebbe esserlo presto. Altaba diventerà una società di investimenti, ma è tutt’altro che sicuro il successo della prevista acquisizione da 4,83 miliardi di dollari delle attività Internet di Yahoo. L’operazione di acquisto è cominciata nel luglio scorso e include il business pubblicitario, i siti, le applicazioni da mobile e la posta elettronica, ma non è ancora conclusa. L’accordo è stato messo a rischio dopo l’emergere degli attacchi hacker alla rete di Yahoo a settembre e dicembre che hanno colpito un totale di 1,5 miliardi di utenti. La nuova entità sta valutando gli effetti subiti e potenziali di un episodio destinato a rimanere negli almanacchi della cyber sicurezza.

YAHOO DAGLI ANNI D’ORO AD OGGI

Nel 2000 Yahoo viveva i suoi giorni migliori. Valeva 125 miliardi ed era probabilmente il vero titano del web mentre la Mayer figurava tra le dieci donne più potenti del mondo nella rivista Forbes. Negli ultimi quattro anni le cose sono cambiate. Yahoo non è riuscita a fermare le perdite pubblicitarie della digital company, e dopo un tentativo fallito di spin-off del suo investimento nel gigante cinese Alibaba, ha cominciato a valutare offerte per il suo core business d’intrattenimento all’inizio di quest’anno. La company avrebbe vagliato una varietà di offerte, tra cui un progetto di fusione con Yahoo Japan – di cui Yahoo è comproprietaria con il gigante di tecnologia giapponese SoftBanck – e comunicato con circa cinquanta interlocutori per valutare il loro interesse a una potenziale transazione.

YAHOO CAMBIA NOME: I PIANI DI VERIZON E PROSSIMI SCENARI

Tra il 19 febbraio e il 6 aprile 2016, trentadue gruppi hanno firmato accordi di riservatezza con Yahoo, tra cui vari partner strategici e sponsor finanziari. Si è fatto avanti anche un gruppo anonimo che ha chiesto al cofondatore di Yahoo David Filo di prendere in considerazione la sua proposta. Filo ha accettato di parlare con il gruppo ma si è astenuto dal partecipare al tavolo delle ulteriori discussioni sulla vendita poiché l’offerta presentata dal gruppo anonimo (4,35 miliardi di dollari) è risultata inferiore a quella di Verizon. Un dettaglio interessante è che Yahoo dovrà corrispondere a Verizon quasi 145 milioni di dollari di termination free qualora non soddisfacesse i termini della transazione. Il mercato si aspetta che nei prossimi anni Yahoo mantenga operativi almeno alcuni dei siti internet del brand. In una holding separata, con un nuovo nome, confluiranno le quote di Yahoo nella compagnia cinese di e-commerce Alibaba, Yahoo Japan, e in quelle di alcuni altri investimenti rimasti fuori dall’accordo con Verizon. Se la transazione andrà in porto, Altaba manterrà comunque una quota del 15% in Alibaba e del 35% in Yahoo Giappone.

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