Le critiche della Cia a Donald Trump

10/01/2017 di Redazione

Il direttore della Cia ha avvertito la nuova amministrazione repubblicana prima dell’insediamento di Donald Trump. Secondo John Brennan il lavoro delle agenzie di intelligente deve esser rispettato, un chiaro riferimento al report sull’hackeraggio russo delle elezioni presidenziali Usa, altrimenti si rischia di mettere a repentaglio la sicurezza degli Stati Uniti.

IL DIRETTORE DELLA CIA CRITICA DONALD TRUMP

In un’intervista a un programma della CNN condotto da David Axelrod, ex consigliere di Barack Obama, il direttore della Cia John Brennan ha rimarcato l’importanza di riconoscere il lavoro dei servizi segreti. Brennan ha chiesto alla nuova amministrazione, al presidente Trump così come ai futuri capi di Stato americani, di ammettere come gli agenti dei servizi segreti e la comunità dell’intelligence siano in grado di mantenere gli Stati Uniti sicuri, proteggendo gli interessi di sicurezza nazionale, in un mondo impegnativo e pericoloso. Una richiesta generica, che però evidenzia l’irritazione della Cia così come dell’Fbi per il mancato riconoscimento del loro operato sull’hackeraggio russo delle elezioni americane.

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DONALD TRUMP E GLI HACKER RUSSI

Il direttore della Cia è stato particolarmente diretto quando ha ricordato come qualsiasi presidente o amministrazione che non riconosca l’importanza del lavoro dell’intelligence metta a rischio la sicurezza degli Stati Uniti. Una critica, implicita anche se chiara, al comportamento di Donald Trump, che entrerà in carica tra 10 giorni, sul caso degli hacker russi. Fbi e Cia hanno accertato come, su ordine di Vladimir Putin, la Russia abbia svolto diversi sabotaggi informatici per danneggiare la corsa di Hillary Clinton, e così determinare l’esito delle presidenziali americane. Donald Trump non ha riconosciuto formalmente i risultati del lavoro di Fbi e Cia, e ha dichiarato, contraddicendo le agenzie di intelligence, che la Russia non abbia influenzato l’esito delle presidenziali americane. Dichiarazioni che hanno messo in imbarazzo diversi senatori repubblicani, e sostanzialmente smentite anche dal capo dello staff di Trump, Rience Priebus.

 

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