M5S alleato con gli eurofanatici: che valore ha un voto che ratifica decisioni già prese?

09/01/2017 di Lucia Guarano

Il 78,5% degli iscritti M5s ha detto sì al passaggio al gruppo dei liberali di Alde al parlamento europeo. La risposta alla svolta europeista lanciata ieri da Beppe Grillo sul suo blog, è stato un plebiscito, l’ennesimo. In pratica, agli iscritti è stato chiesto di approvare un cambio di politica senza precedenti per la storia del Movimento: abbandonare il gruppo più euroscettico del parlamento, quello a cui appartiene Nigel Farage, il padre della Brexit, per creare un nuovo gruppo con quelli che lo stesso leader storico Ukip, ha definito “i più eurofanatici di Bruxelles”.

 

E, al netto dei dubbi circa i reali motivi del cambio di rotta, la scelta può anche considerarsi legittima; in politica si può, anzi si deve cambiare; se non fosse per un piccolo problema: il metodo.

EUROFANATICI E NOEURO: LA DEMOCRAZIA SECONDO BEPPE GRILLO

Le “urne” a 5 stelle sono state aperte senza preavviso, dalle 10 alle 19 dell’8 gennaio e dalle 10 alle 12 del 9 gennaio. E il preavviso nullo può solo significare una cosa: nessun tempo per informarsi prima di esprimere il proprio voto, che tanto basta e avanza quello che leggete sul blog. Non è così, e dovrebbe saperlo bene anche Beppe Grillo, uno che ha fatto dell’evocazione della democrazia diretta il suo cavallo di battaglia. Così come sa bene che le votazioni online, tanto care ai 5 Stelle, nascono dall’idea stessa di creare un rapporto nuovo e diverso tra governanti e governati, investendo i cittadini (quelli iscritti al blog, si intende) di una responsabilità enorme: quella di decidere. In due parole, nascono per favorire l’informazione, la riflessione e il dibattito.

Ecco, tutto questo sul blog di Beppe Grillo non avviene. E non può avvenire se non si lascia, volutamente o no, il tempo ai cittadini di informarsi e confrontarsi prima di deliberare. E’ un metodo che svuota del suo significato politico quello che potrebbe essere un bellissimo esperimento di democrazia diretta per trasformarlo ogni volta in un plebiscito senza valore,utilizzato per legittimare qualunque posizione, qualunque scelta, che con ogni probabilità è stata già presa, e senza che nessuno se ne accorga.

Perchè le domande, più che legittime, su come si possa in meno di due settimane, diventare garantisti e pro Euro, su come si possano rifiutare alleanze in Italia mentre in Europa ci si allea con il “nemico” al grido di “fare la differenza e incidere sul risultato”, rischiano di far perdere di vista il punto più importante: la credibilità politica di chi, da un lato, vuole istituire i tribunali del popolo contro le bufale e, dall’altro, fa di tutto per ostacolare il dibattito e un voto consapevole. Con buona pace di Luigi Einaudi e del suo “conoscere per deliberare”.

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