Marouan, jihadista espulso dall’Italia: «Sono indeciso se fare il bravo o fare una strage, ci devo pensare»

06/01/2017 di Redazione

Con provvedimento firmato dal ministro Marco Minniti ieri il Viminale per «motivi di sicurezza dello Stato» ha eseguito la seconda espulsione del 2017. Salgono dunque a 134 i soggetti dell’estremismo religioso espulsi con accompagnamento alla frontiera dal gennaio 2015 ad oggi. Si tratta di Marouan Mathlouthi, un tunisino di 26 anni residente a Ravenna, titolare di permesso di soggiorno di lungo periodo rilasciatogli nel 2011 perché sposato con un’italiana con la quale, peraltro, non conviveva più.

 

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JIHADISTA ESPULSO DALL’ITALIA: 26 ANNI, TUNISINO, VIVEVA A RAVENNA

Ieri è stato rimpatriato dalla frontiera aerea di Roma-Fiumicino con volo diretto a Tunisi. Grazie alle indagini svolte dai servizi di sicurezza e di prevenzione, è stato accertato che Mathlouthi aveva stretto amicizia virtuale con un aspirante foreign fighter tunisino sottoposto a fermo nel 2015 prima che partisse da Ravenna per raggiungere il teatro siro-iracheno e attualmente detenuto per reati di terrorismo. Inoltre, nelle indagini è stato documentato che il 26enne tunisino aveva postato sul suo profilo Facebook le frasi «sono indeciso se fare il bravo o fare una strage, ci devo pensare» e «sei divina come una macchina degli sbirri che brucia». Racconta oggi Fabio Tonacci su Repubblica:

Secondo le indagini della Digos e dei finanzieri del nucleo tributario, Marouan detto “Prince” la jihad era pronto a portarla in Italia. «Sono indeciso se fare il bravo o fare una strage, ci devo pensare», scriveva in alcuni post l’estate scorsa, scanditi da decine di bestemmie. «Sei divina come una macchina degli sbirri che brucia». Ma più di queste frasi, a insospettire gli investigatori sono stati il materiale di propaganda jihadista trovato nel suo cellulare e un paio di contatti assai pericolosi. Conosceva infatti Noussair Louati, arrestato nell’aprile del 2015 per terrorismo internazionale e tutt’ora sotto processo. Quando gli hanno messo le manette ai polsi, Louati era appena tornato dalla moschea di Milano dove aveva chiesto, invano, denaro per fare il viaggio fino in Siria. L’hanno bloccato prima che lasciasse l’Italia, ma se fosse partito sarebbe stato il settimo foreign fighter sfornato da questo pezzo di terra romagnola e benestante, che dalla città si allunga fino alla costa adriatica.

(Foto: REUTERS / Dado Ruvic)

 

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