Che cos’è il Kirghizistan e perché se ne sta parlando

04/01/2017 di Redazione

Non è la Cecenia, ma al pari di altre repubbliche centroasiatiche dell’ex Unione Sovietica, il Kirghizistan – il paese dal quale si sospettava potesse essere venuto uno dei terroristi entrati in azione a Istanbul – ha fornito non pochi foreign fighters alla jihad. Il che non deve sorprendere. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica e soprattutto dopo l’intervento degli Stati Uniti in Afghanistan (nel 2001), le aree turcofone e islamiche dell’ex Urss  hanno visto aumentare il radicalismo islamico.

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KIRGHIZISTAN, RADICALISMO ISLAMICO E FOREIGN FIGHTERS

Secondo il rapporto sul terrorismo in Kirghizistan, pubblicato lo scorso giugno dal Dipartimento di Stato americano, nel 2015 venivano stimati 400 cittadini kirghisi combattenti con l’Isis in Siria e Iraq. Per il Ministero dell’Interno i combattenti kirghisi i Iraq e Siria sarebbero 500, tra i quali 120 donne. Da notare che uno dei tre responsabili dell’attacco all’aeroporto internazionale di Istanbul del 28 giugno scorso che fece 43 morti e 230 feriti era kirghiso.

Il rischio terrorismo non solo è stato esportato ma resta sempre alto all’interno del Paese: nell’ottobre dello scorso anno diverse ambasciate straniere, tra le quali quella americana, hanno lanciato un’allerta per possibili attacchi terroristici nel paese. Diversi attentati legati all’estremismo islamico si sono verificati già tra il 2011 e il 2012, soprattutto per opera del gruppo terroristico Jund al Kilafah. Negli anni successivi le forze di sicurezza kirghize hanno cercato di contrastare il fenomeno dei foreign fighters, attivo soprattutto verso e dall’Iraq e la Siria. Recentemente in due distinte operazioni antiterrorismo sono stati uccisi sei estremisti mentre e uno dei gruppi smantellati dalla polizia aveva i programma uno spettacolare attacco nella piazza centrale di Bishkek, la capitale del paese.

Il 5 giugno 2016 un episodio di matrice estremista si è verificato nella città di Aktobe, dove un gruppo di 20 persone ha fatto irruzione in due armerie. Il 30 agosto un attentatore suicida a bordo di un’auto si è fatto saltare all’ingresso dell’ambasciata cinese di Bishkek, facendo 3 feriti. L’attacco sarebbe stato effettuato da un appartenente all’East Turkestan Islamic Movement, una organizzazione terroristica uigura, attiva nella provincia cinese dello Xinjang Uigur. Non una novità in quella zona.

KIRGHIZISTAN, TENSIONI SOCIALI ED EQUILIBRISMO POLITICO

La situazione politica kirghisa è abbastanza stabile nonostante le minacce terroristiche e le difficoltà economiche. Il principale elemento di incertezza è legato alla successione del Presidente Nazarbayev, più che settantenne, che pare non essere più molto popolare. Nel paese crescono le tensioni di carattere sociale ma non siamo di fronte a rivolte violente.

In politica estera il Kirghizistan persegue una linea ‘multivettoriale’, da un lato cercando di rafforzare i legami con la Russia e i suoi vicini (in particolare, tramite l’Unione Economica Eurasiatica, costituita nel 2015), ma al contempo avvicinandosi alla Cina tramite il progetto di ricostruzione della ‘Via della Seta’.  Un equilibrismo complicato.

(Immagine: screenshot da Google Maps)

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