Rivolta dei migranti al cpa di Cona (Venezia) dopo la morte di una ragazza ivoriana: bloccati 25 operatori

03/01/2017 di Redazione

Un assedio con operatori fatti prigionieri e bloccati per ore. È quanto accaduto al cpa (centro prima accoglienza) per migranti di Cona, in provincia di Venezia, dove sono ospitati circa mille richiedenti asilo. Ieri pomeriggio è scoppiata una rivolta che ha trasformato il campo profughi in una polveriera. La rabbia è esplosa dopo la morte nel bagno nell’ex base missilistica di una giovane donna ivoriana.

 

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MUORE RAGAZZA IVORIANA, RIVOLTA PROFUGHI AL CENTRO PRIMA ACCOGLIENZA

I migranti hanno bloccato 25 operatori del cpa fino a notte fonda. I prigionieri (tra loro ragazzi e anche un medico e un’infermiera) sono in buona parte italiani e si occupano nella struttura della distribuzione dei pasti e dell’organizzazioni delle attività per i richiedenti asilo. Stati lasciati uscire solo all’1.40. Quando è iniziata la protesta dei profughi gli operatori del centro prima accoglienza si sono dovuti barricare in container e negli uffici dell’area amministrativa. Per liberarli sono dovuti intervenire carabinieri e polizia. Nel corso della rivolta sono stati anche dati alle fiamme degli oggetti. Nessuno è rimasto ferito. La donna ivoriana morta era stata soccorsa dai medici del Suem dopo una telefonata arrivata al 118, ma al loro arrivo i sanitari hanno trovato la giovane riversa in bagno e priva di conoscenza. I tentativi di rianimarla sono stati inutili:  è arrivata al pronto soccorso priva di vita. Raccontano oggi Andrea Parente e Davide Tamiello sul Corriere della Sera:

Intorno alle 17, i migranti si sono presi l’intera base, hanno spento le luci e dato fuoco a dei bancali. Roghi organizzati per protestare contro le condizioni in cui si trovano a vivere all’interno della struttura. A scatenare la rabbia, la morte di una di loro: un’ivoriana di 25 anni, Sandrine Bakayoko, arrivata a Cona quattro mesi fa con il fidanzato, dopo un viaggio in gommone che dalla Libia l’ha portata sulle coste della Sicilia. Da lì il trasferimento nel Veneziano. All’alba di ieri si è sentita male, in bagno, ma il compagno l’ha trovata priva di sensi soltanto intorno a mezzogiorno. «Ho sfondato la porta e l’ho trovata lì, distesa a terra», racconta. «Stava male da giorni, tossiva, aveva la febbre. Questo non è un posto dove ospitare delle donne». I profughi dicono che i soccorsi sono arrivati troppo tardi. Ricostruzione smentita dagli operatori del 118, anche se la procura di Venezia ha aperto un fascicolo e oggi ci sarà l’autopsia per chiarire le cause del decesso.

 

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