Referendum Cgil: cosa prevedono i tre quesiti

02/01/2017 di Redazione

L’11 gennaio si conoscerà la pronuncia della corte costituzionale sulla legittimità dei tre referendum contro il jobs act proposti dalla Cgil. Le ipotesi avanzate dal sindacato, che ha raccolto oltre 3 milioni di firme, chiedono l’abolizione dei voucher, il ritorno all’articolo 18 e il ripristino delle garanzie per i contributi dei lavoratori delle ditte che subappaltano lavori. Tre proposte che di fatto cancellerebbero la riforma del lavoro voluta dal governo Renzi, varata con diversi provvedimenti tra il 2014 e il 2015. Da settimane si susseguono indiscrezioni su una possibile inammisibilità del quesito principale, relativo ai licenziamenti, e le ulteriori modifiche al Jobs Act annunciate dall’esecutivo potrebbero disinnescare i due referendum minori.

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COSA PREVEDONO I REFERENDUM CGIL:

ABOLIZIONE DEI VOUCHER

Il primo quesito presentato riguarda l’abolizione dei cosiddetti voucher, i famosi buoni lavoro, predisposti per regolarizzare le piccole mansioni pagate da sempre in nero. Il jobs act ha esteso da cinquemila a settemila euro la cifra netta che è possibile guadagnare in un anno con i voucher, producendo un boom del suo utilizzo da parte dei datori di lavoro. Un incremento che ha sollevato molte critiche da parte della Cgil che lo ha giudicato uno strumento di elusione delle norme in materia previdenziale e dei diritti dei lavoratori.

RITORNO ALL’ ARTICOLO 18

Il secondo referendum, quello principale, riguarda invece il ripristino dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, ovvero l’articolo che sancisce il diritto al reintegro da parte del lavoratore licenziato senza giusta causa. Stando alla normativa in vigore, un licenziamento ingiustificato prevede il pagamento di un’indennità che cresce con l’anzianità di servizio, con un minimo di 4 fino a un massimo di 24 mensilità. Inoltre, il quesito proposto chiede il reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento disciplinare giudicato illegittimo, estendendone il raggio di azione anche alle aziende sotto i 15 dipendenti, fino a 5 lavoratori.

APPALTI: RESPONSABILITA’ E CONTOLLI

Il terzo quesito riguarda invece la responsabilità delle ditte appaltatrici, intervenendo sulla legge Biagi del 2003. Il sindacato chiede l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità solidale degli appalti, ripristinando la responsabilità dell’azienda appaltatrice, oltre a quella che prende l’appalto, in caso di violazioni subite dai lavoratori. L’obiettivo, in questo caso, è rendere il regime di responsabilità “solidale omogeneo”, applicabile in favore di tutti i lavoratori a prescindere dal loro rapporto con le aziende.

QUORUM

A differenza di quanto previsto dal referendum costituzionale del 4 dicembre, queste consultazioni, essendo abrogative, prevedono un quorum. Perché i risultati siano validi, dovrà andare a votare il 50 per cento più uno degli aventi diritto.

(in copertina foto skeeze/pixabay.com)

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