Il giudice che pagherà 20mila euro allo Stato perché troppo lento

27/12/2016 di Redazione

Dovrà pagare 20mila euro di risarcimento allo Stato un giudice troppo lento a svolgere il suo lavoro. La Corte dei Conti del Veneto ha condannato il magistrato Aldo Giancotti, 60 anni al tempo delle contestazioni, a pagare la consistente cifra per i suoi «scarsi risultati in termini di produttività» che si traducevano in una lentezza eccessiva per il deposito delle sentenze.

 

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GIUDICE TROPPO LENTO, RISARCIMENTO ALLO STATO

La notizia è stata riportata da alcuni quotidiani locali. Nonostante al magistrato (che ha lavorato per 23 anni al tribunale di Belluno, ora è alla sezione penale della Corte d’appello) sia stata riconosciuta dai colleghi dedizione al lavoro e scrupolosità nella preparazione delle istruttorie e dei documenti, in sette casi, a fronte delle migliaia di cause trattate nella sua carriera, impiegò oltre tre anni a scrivere le sentenze. I ritardi di Giancotti danneggiavano gli imputati, che, in caso di condanna, rimanevano impantanati: impossibilitati a fare appello e quindi a difendersi davanti a un altro giudice. Per i tempi troppo lunghi, la procura della Corte dei Conti del Veneto aveva aperto un procedimento, sostenendo «il danno derivato essenzialmente dal ritardo ingiustificabile nel deposito delle motivazioni delle sentenze». Davanti ai colleghi Giancotti si è difeso ricordando il troppo lavoro e l’esigenza di sostituire alcuni colleghi, ma secondo la Corte dei Conti il suo comportamento era stato legato all’incapacità di organizzarsi il lavoro. Si legge sul Corriere del Veneto:

Contro di lui si era schierato anche il presidente del tribunale che, per fronteggiare i ritardi di Giancotti, l’aveva destinato alle funzioni di gip, «così da consentirgli di incamerare provvedimenti meno elaborati e in minor numero». Ed era stato proprio il presidente del tribunale a spiegare che «la causa del fenomeno, ormai cronico, è probabilmente da individuare nell’oggettiva incapacità di organizzare il lavoro, dal momento che all’accurata preparazione dei processi da trattare e alla diligente istruttoria non seguono rapide decisioni e depositi tempestivi delle motivazioni». La Corte dei conti non ha avuto dubbi: il giudice – per quanto dedito al suo lavoro, al punto di trascorrere intere giornate in ufficio – era troppo lento. E per questo dovrà risarcire.

(Foto da archivio Ansa)

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