Bana Alabed, l’orrore di Aleppo nei tweet di una bambina

24/12/2016 di Redazione

Gli ultimi civili intrappolati ad Aleppo Est stanno lasciando in queste ore i quartieri orientali della città siriana, fino a pochi giorni fa in mano alle forze ribelli e ora completamente sotto il controllo dell’esercito governativo. Donne e bambini stritolati per mesi nella morsa dell’esercito di Bashar Al Assad da una parte, e le milizie anti-regime dall’altra. Bambini a cui non interessa sapere se Aleppo sia stata “liberata” o è caduta, se hanno vinto i buoni o i cattivi.

BANA ALABED E L’ORRORE DI ALEPPO RACCONTATO SU TWITTER

Loro hanno forse capito meglio di chiunque altro che ad Aleppo hanno perso tutti.A cominciare dalla Siria che semplicemente non esiste più dopo sei anni di guerra. Ha perso l’Onu, incapace ancora una volta di imporre una qualsivoglia tregua in grado di reggere per più di un giorno. Hanno perso l’Europa e il suo immobilismo, ennesima conferma (se ancora ce ne fosse bisogno) di come il vecchio continente sia schiacciato tra le due superpotenze russa e statunitense. Ha perso soprattutto una bambina di sette anni. Si chiama Bana Alabed ed è una delle migliaia di civili evacuati da Aleppo. Con l’aiuto della madre insegnante, dal suo account Twitter ha raccontato per mesi la spaventosa quotidianità di chi è costretto a vivere sotto le bombe, 140 caratteri alla volta. Troppo pochi, sicuramente, per la cronaca di un orrore che va avanti fin dai primi ricordi di vita di una bambina così piccola. E che, probabilmente, non è ancora finito.

I TWEET DI BANA ALABED

Lunedì ha fatto sapere ai suoi oltre 300mila followers che era ancora viva e che era riuscita a “scappare” da Aleppo Est.In uno dei suoi ultimi tweet prima dell’evacuazione, aveva mostrato la foto di un edificio distrutto con la scritta in inglese “Questa è la nostra casa. Le mie amate bambole sono morte nel bombardamento. Sono molto triste, ma contenta di essere viva.” Fissato in alto sul suo profilo campeggia, invece, la sua foto sotto il Tweet che ha fatto il giro del mondo, attirando l’attenzione di BBC e CNN: “buon pomeriggio da Aleppo, sto leggendo per dimenticare la guerra”. Ci sarà riuscita?

 

JANNA E LA GUERRA IN CISGIORDANIA RACCONTA SU FACEBOOK

La storia di Bana ricorda da vicino la vicenda di un’altra bambina coraggiosa che di anni invece ne ha dieci e non viene da Aleppo. Si chiama Janna ed è palestinese. Tre anni fa, smartphone in pugno, ha deciso di far vedere al mondo ciò che avviene in Cisgordania. A Nabi Saleh, per l’esattezza, il villaggio in cui è nata e vive, al confine con l’insediamento israeliano di Halamish.

Lo fa attraverso la sua pagina Facebook dove si fa chiamare Janna Jihad e racconta con la disarmante semplicità dei bambini quello che vede tutti i giorni. Lei, come moti altri adolescenti palestinesi, partecipa regolarmente a manifestazioni anti-israeliane. Filma tutto con il cellulare e posta i video online: gente ferita, uccisa, scontri con i soldati. C’è di tutto in quelle immagini, commentate in arabo e in inglese. La seguono in più di duecentomila persone da tutto il mondo e ormai è diventata un fenomeno sul social blu.

LA GUERRA RACCONTATA SU TWITTER E FACEBOOK DAI BAMBINI

In un’intervista ad Al Jazeera ha detto che essere soltanto una bambina per lei è un vantaggio perchè “i soldati catturano i giornalisti grandi e prendono le loro telecamere. ”Un vantaggio”, ha detto proprio così. Perchè sei anni di guerra in Siria, senza pensare ai decenni di conflitto in Medio Oriente, non ci hanno lasciato solo il dramma dei bambini rifugiati o dei bambini soldato. L’orrore al tempo dei Social, ci regala oggi anche i bambini “reporter di guerra”, eroi e vittime, che invece di essere paralizzati dalla paura, sono spinti da non si sa quale bisogno, a riportare al mondo cose che un bambino non dovrebbe mai neanche vedere. Figuriamoci raccontare.

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