C’è una svolta sul caso di Giulio Regeni?

22/12/2016 di Redazione

C’è una svolta sul caso Giulio Regeni. Lo hanno fatto intendere i magistrati egiziani tanto che Paolo Gentiloni sarebbe pronto a inviare al Cairo il nuovo ambasciatore italiano per un periodo di “prova”. Riporta oggi Vincenzo Nigro per Repubblica:

I magistrati egiziani che indagano sull’assassinio di Giulio Regeni hanno fatto capire ai colleghi e agli investigatori italiani che presto potrebbero portare dei “risultati”. E per sostenere questa nuova fase nella altalenante inchiesta egiziana, il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si prepara a inviare al Cairo il nuovo ambasciatore italiano Giampaolo Cantini, perlomeno per un periodo “di prova”. Gli egiziani hanno fatto sapere di essere al lavoro su «nuovi passi» da offrire alla Procura di Roma che da febbraio segue l’inchiesta sul giovane ricercatore ucciso al Cairo, molto probabilmente da un gruppo di poliziotti di uno dei servizi segreti dello Stato arabo. Secondo fonti di polizia, il cerchio si starebbe stringendo attorno a Mohammed Abdallah, il sindacalista che avrebbe “venduto” Giulio Regeni come agente provocatore alla polizia e al servizio segreto civile egiziano.

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GIULIO REGENI INCHIESTA PARTITA CON LA SEGNALAZIONE DEL SINDACALISTA: MA FU REALMENTE CHIUSA?

Ed ecco la questione dell’inchiesta su Giulio, poi definita chiusa. Chiusa? Mica tanto…

Gli investigatori italiani attendono la svolta nel giro di un mese. Il Cairo ha ammesso di avere avviato un’inchiesta su Giulio dopo la segnalazione di Abdallah, ma di averla chiusa nei primi giorni di gennaio. I tabulati documentano però un contatto telefonico del 22 gennaio tra Abdallah e il centralino della National Security Agency.
Dunque, l’inchiesta non era chiusa. Ecco perché fonti egiziane disegnano un possibile scenario: poliziotti infedeli che hanno continuato a indagare abusivamente su Giulio, per poi sequestrarlo, torturarlo e ucciderlo alla ricerca di chissà quale confessione. Una ricostruzione che, in qualche maniera, salverebbe da ogni responsabilità gli uomini direttamente vicini al presidente Abdel Fatah Al Sisi. Ma che difficilmente accontenterà la famiglia Regeni che nell’incontro del 6 dicembre a Roma con il procuratore egiziano Sadek ha chiarito la propria posizione: «Grazie per quello che state facendo. Ma sia chiaro che ci interessa tutta la catena. Non soltanto alcuni degli anelli. E non ci basta sapere chi: vogliamo capire perché Giulio è stato ucciso».

Il 31 dicembre l’attuale ambasciatore egiziano a Roma Amr Helmy terminerà il suo servizio. Ha già prenotato un aereo per rientrare al Cairo. Il
successore di Helmy è già stato indicato dal Ministero degli Esteri egiziano: è l’ “Assistant Foreign Minister” Hisham Badr. Badr però verrà trattenuto al Cairo fino a quando l’Italia non invierà in Egitto il diplomatico scelto dall’allora ministro degli Esteri Gentiloni, l’ex direttore generale della Cooperazione Giampaolo Cantini. Un segnale dopo un totale appiattimento dei rapporti tra Italia ed Egitto.

(Foto da archivio Ansa)

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