Mario Draghi prolunga il QE della Bce per mettere in sicurezza l’euro

Il Quantitative Easing prosegue. La Bce continuerà ad acquistare titoli di Stato e corporate bond per tutto il 2017, anche se il volume degli acquisti sarà ridotto. Mario Draghi ha rinsaldato la rete di sicurezza stretta attorno all’euro, in vista dell’anno elettorale più complicato per gli equilibri politici all’interno dell’UE.

QE DELLA BCE PROSEGUE PER TUTTO IL 2017

Il Consiglio direttivo della Bce ha prolungato il programma di acquisti di asset (APP), descritto dai media come QE o Quantitative Easing, per tutto il 2017. La Banca centrale europea comprerà titoli di Stato e obbligazioni societarie a un volume di 80 miliardi di euro al mese fino alla fine di marzo, per poi scendere a 60 da aprile fino a dicembre. Come rimarcato nel comunicato stampa dell’Eurotower, il QE proseguirà anche oltre il 2017 fino a quando il Consiglio direttivo non rileverà un percorso di avvicinamento sostenibile al raggiungimento di un un’inflazione poco sotto al 2%.

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MARIO DRAGHI METTE UNA RETE DI SICUREZZA ALL’EURO

Nella conferenza stampa, come rimarca il FT, Draghi ha evidenziato la differenza tra la riduzione graduale del QE, perseguita dalla Federal Reserve con il cosiddetto tapering, e il taglio di 20 miliardi deciso dalla Bce. Lo stimolo monetario prosegue, anche se è stato diminuito per diversi fattori, tra cui c’è la crescente ostilità della Germania a un intervento sempre più marcato della Banca centrale. L’intesa raggiunta in sede al Consiglio rimarca però come i banchieri centrali dell’eurosistema siano consapevoli di come all’interno dell’unione monetaria uno shock possa ancora deflagrare. Nel 2017 ci saranno 3 o eventualmente 4 elezioni che potrebbero rappresentare questo shock: l’arrivo del no euro Wilders al governo nei Paesi Bassi, Marine Le Pen presidente, un boom della destra nazionalista AfD che renda ingovernabile la Germania, oppure una vittoria del M5S. Nel 2012 la politica monetaria espansiva della Bce ha fermato la crisi finanziaria nell’eurozona, e per ora l’unione monetaria non vi può rinunciare.

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