Free State Of Jones: votare è un diritto, vincere una scommessa – Recensione

FREE STATE OF JONES RECENSIONE –

Andando a rovistare nelle pieghe della storia si possono scoprire tante cose davvero interessanti. Gli avvenimenti accaduti nella contea di Jones tra il 1862 e il 1875, e i suoi inaspettati strascichi, sono al centro di questo solido film diretto da Gary Ross, regista e sceneggiatore con all’attivo alcuni film di grandissimo spessore, come Pleasantville, Seabiscuit e anche il primo Hunger Games, di gran lunga il migliore della saga. Film fortemente politico, forse mai come oggi attualissimo, e non solo negli Stati Uniti, Free State of Jones è uno di quei film che meriterebbe riflessioni importanti e molto inchiostro sui giornali, non tanto per il film in sé, comunque assai meritevole, ma soprattutto per ciò che rappresenta.

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FREE STATE OF JONES TRAMA –

Newton Knight fa il barelliere nell’esercitò confederato durante la guerra di secessione. Quando il suo nipote adolescente gli muore tra le braccia, decide di tornare dalla sua famiglia per difendere loro e il resto della contea di Jones dalle assurde razzie dell’esercito sudista. Knight si trasforma ben presto in un vero e proprio Robin Hood, paladino anche dei diritti civili per la comunità di schiavi liberati dopo la fine della guerra. La contea di Jones sarà per un breve periodo una sorta di Utopia nel cuore dell’America. E le conseguenze delle azioni di Knight avranno eco addirittura quasi cento anni dopo.

FREE STATE OF JONES CAST –

Difficile immaginare qualcuno di diverso da Matthew McConaughey nei panni di Newton Knight. Assolutamente perfetto, con il suo accento del sud, per chi ne volesse godere in versione originale, e una gran presenza scenica. Attore che dopo l’Oscar si conferma a livelli altissimi e a cui molti dovrebbero chiedere scusa, avendolo considerato un brocco, tanto per essere gentili. Lui si è preso delle belle rivincite, e non è finita, lo vedremo presto in Gold, per cui rischia un’altra nomination agli Academy Award. Attorno a lui, un cast solidissimo formato dalle belle e bravissime Keri Russell e Gugu Mbatha-Raw (la protagonista del bellissimo episodio San Junipero della terza stagione di Black Mirror), e dall’eccellente Mahershala Ali, già visto in House of Cards e che ritroveremo in Moonlight, uno dei film più attesi di inizio 2017, tra i titoli più caldi in vista degli Oscar.

FREE STATE OF JONES RECENSIONE –

Ha un che di strano scrivere di questo in un periodo così particolare, politicamente parlando. Italia, Francia, Inghilterra, Stati Uniti, e non solo, c’è un vento populista che investe l’Occidente. L’importante è non confondere Salvini, Grillo e Trump con un uomo che, nel suo piccolo, è riuscito a tenere sotto scacco Confederazione e Unione semplicemente con la forza delle sue convizioni con l’unico strumento che aveva a sua disposizione: la costituzione degli Stati Uniti. E un fucile, ovviamente, se necessario. La piccola rivoluzione di Jones viene raccontata da Ross con asciuttezza e soprattutto chiarezza assoluta, a uso e consumo di un pubblico quanto più vasto possibile. Una lezione di storia americana da cui impariamo molte cose, la più importante è che per raggiungere degli obiettivi si deve essere uniti e consapevoli delle proprie azioni e dei propri mezzi. E soprattutto, avere dalla propria la forza delle idee. C’è molta gente in giro ultimamente convinta di racchiudere al meglio tutte queste caratteristiche. La Storia ci dirà se hanno ragione o meno. Francesco De Gregori cantava che è la gente che fa la Storia. Ed è vero. Nel bene e nel male.

 

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