L’imprenditore commuove i giudici e viene assolto (tra gli appalusi): «Io, evasore per salvare gli operai»

01/12/2016 di Redazione

Si è sentito tradito dalle banche, e pressato dai fornitori dell’azienda e dalle tasse. Ma non ha mai mollato. In testa ha sempre avuto uno solo pensiero: resistere, evitare di portare i libri in tribunale, per dare un futuro alla sua attività e soprattutto alle famiglie dei suoi operai. È la storia di un imprenditore tenace, Diego Lorenzon, 53 anni, a capo della Poolmeccanica di San Michele al Tagliamento, in provincia di Venezia, che ieri ha commosso l’aula del tribunale di Pordenone dove ha consegnato il suo testamento morale ai giudici chiamati ad esprimersi sulla sua evasione fiscale (mancato versamento delle ritenute Irpef 2012). A fine udienza è stato assolto tra gli applausi.

 

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IMPRENDITORE COMMUOVE I GIUDICI CON IL SUO TESTAMENTO MORALE

A raccontare quanto accaduto in aula è oggi un articolo del quotidiano Il Gazzettino a firma di Cristina Antonutti. Si racconta che Lorenzon è riuscito a traghettare la società in acque tranquille dopo aver affrontato vicende giudiziare che lo hanno portato a difendersi dall’accusa di omesso versamento di ritenute certificate. E che l’orientamento dei giudici inizialmente era quello di rinviare il processo a gennaio. Ma l’imprenditore (che per problemi di salute temeva di non poter partecipare all’udienza del prossimo anno) ha chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee ripercorrendo la lunga storia della sua azienda. Nel suo intervento Lorenzon ha raccontato di essere finito nella «centrifuga» della crisi nel 2008, con 7 banche su 8 che hanno abbandonato l’azienda, fidi azzerati, arrivo dei primi decreti ingiuntivi, commesse saltate, 400mila euro da enti pubblici difficili da incassare. Poi la ripresa:

«Siamo tre fratelli: non abbiamo nè panfili nè case a Cortina. Tutto viene reinvestito in azienda. Abbiamo venduto piccole collezioni storiche, chiesto aiuto ad amici e parenti, incassato le polizze vita e pensionistiche per mettere tutti i soldi in azienda».
Adesso sta andando bene (50 addetti) e ci sono buone prospettive per il futuro. «Più di qualcuno mi disse di portare i libri in Tribunale, ma ho pensato di tener duro – ha continuato Lorenzon – Sono prevalsi concetti di etica e morale che per una famiglia e un’azienda sono fondamentali. Ho la consapevolezza che dal prossimo anno questo mondo di cristallo potrebbe frantumarsi, ma noi abbiamo investito in innovazione, formazione e internazionalizzazione». Avrebbe potuto trasferire la produzione altrove, ma ha deciso di restare a San Michele al Tagliamento perchè «ha sempre creduto in questo Paese».
Ha ricordato l’angoscia dei giorni della crisi. «Dal 2009 al 2012 non ho mai dormito una notte intera per la pressione e la frustrazione. Mi chiedevo se andavo nella direzione giusta, adesso le banche stanno chiudendo, noi no». Ha raccontato di quando concordava con gli avvocati dei fornitori un piano di rientro e l’indomani arrivavano i decreti ingiuntivi. «Ho pagato in 10 anni 6,8 milioni di tasse e il 30% di sanzioni per i ritardi, penso di essere stato sufficientemente punito per questa mia strategia». In quei mesi terribili arrivò anche la Guardia di finanza: restò in azienda due mesi, non trovò nulla di anomalo. «Mi chiedo ancora se ho veramente fatto tutto quello che dovevo, come un padre di famiglia. Chiedo solo un po’ di pace e serenità per concentrarmi nella mia azienda e vi ringrazio dei minuti che mi avete regalato».

IMPRENDITORE ASSOLTO TRA GLI APPLAUSI

Con le dichiarazioni dell’imprenditore è emerso chiaramente che non c’era dolo nel mancato versamento di ritenute Irpef per 263 mila euro (fino a 150 mila non è reato). Lorenzon è stato assolto perché il fatto non costituisce reato. E in aula è scoppiato l’applauso.

(Foto da archivio Ansa)

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