Alessandro Di Battista e la svolta pro Putin dei 5 stelle: «Ci facciamo dare una mano dall’ambasciatore russo?»

«Che ne dite di farci dare una mano per la campagna sul referendum costituzionale dall’ambasciatore russo? Con tutto quello che stiamo facendo per loro…». Alessandro Di Battista sembra convinto. La Russia di Putin può dare una mano ai 5 stelle. Nei corridoi di Montecitorio tra ottobre e novembre 2016 – secondo quanto racconta il nuovo capitolo di Supernova, libro scritto da Nicola Biondo e Marco Canestrari –  il Dibba suggerisce l’aiuto del  “tovarish”.  Un fil rouge di fiducia che  racconta molto della politica estera 5 stelle ora e delle similitudini tra la propaganda pro-Putin e quella del popolo di Beppe Grillo. Un tempo c’era Pepe Mujica ora c’è zio Vlad. Eppure prima non era così. Fino al 2014, in coincidenza con la guerra in Ucraina, Putin veniva definito uno “zar dagli affari oscuri“. Qualcosa sembra cambiato.

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ALESSANDRO DI BATTISTA E L’INCONTRO CON L’UOMO DI PUTIN SERGEI ZHELEZNYAK

Nel nuovo capitolo di Supernova – che Giornalettismo ha potuto visionare in anteprima – si parla di un incontro. Quello tra il deputato più in vista del Movimento e l’uomo di fiducia di Vladimir Putin:

Mentre il Movimento si preparava al boom, nella Russia di Putin – dopo le elezioni del 2011 in cui fu dimostrata l’incidenza massiccia di brogli, arresti di massa e minacce agli oppositori – un giovane imprenditore proveniente dal mondo della comunicazione e della pubblicità entrava a corte del nuovo zar moscovita. Il suo nome è Sergei Zheleznyak e di lì a poco diventerà il deus ex-machina di una serie di leggi che limitano la libertà di espressione. E’ l’inizio della fondazione di una “democrazia autoritaria”. Putin mette sotto controllo il web e le televisioni. La diffamazione torna ad essere un reato, oltre a prevedere multe milionarie. Vengono elevate le pene per qualsiasi reato connesso alla sicurezza dello Stato e sono vietate le manifestazioni religiose al di fuori dei luoghi di culto. Immaginate per un attimo cosa direbbe – e farebbe – il Movimento cinque stelle se in Italia venisse adottato il modello russo.

E’ a Zheleznyak che il Movimento si affida per tessere la sua tela con Mosca. Nel corso del 2016 Di Battista e l’uomo della censura russa si incontrano, a Roma e Mosca, e si piacciono. Di Battista e una delegazione del Movimento si recano a Mosca al congresso del partito di Putin.
Lì avviene l’abbraccio più impensabile, quello tra il Movimento della rete e chi il web lo ha messo a tacere. In quell’occasione, Di Battista non dice una parola sulla limitazione dei diritti civili in Russia, anzi racconta alla stampa che «i russi hanno un ottimo apparato di intelligence, hanno esperienza e sono disposti a collaborare», mentre il suo compagno di viaggio, Manlio Di Stefano, mette l’accento sulla guerra mediatica: «Attraverso i media si alimenta una russofobia crescente per giustificare l’ingresso di nuovi Stati in Europa e nella Nato. Montenegro, Georgia e Ucraina ne sono un esempio». Spasibo!

M5S E L’INTERVENTO DI MARTA GRANDE CON GLI UCRAINI CANNIBALI

Non solo. Nel giugno del 2014, alla Camera dei deputati,si inizia a parlare della guerra di aggressione della Russia in Ucraina. Si parla dell’esistenza di campi di concentramento in Ucraina allestiti dal governo di Kiev per torturare i russi. A prendere le posizioni russe è la deputata Marta Grande che racconta nel suo intervento delle foto di soldati ucraini che mangiano i corpi di
soldati russi. Si tratta di immagini, false, diffuse dalla propaganda russa.  Dopo poche ore viene fatto notare alla deputata Grande la reale provenienza di quelle foto: un set di un film di produzione russa girato cinque anni prima e diretto Andrei Maliukov. Quando l’Europa e gli Stati Uniti rispondono con l’arma delle sanzioni nei confronti della Russia è notevole anche l’intervento di Grillo che si schiera a favore del referendum di Putin così come la presenza sul blog di Nicolai Lilin, noto in Italia per il romanzo “L’educazione siberiana”. Una svolta virtuale che darebbe al Movimento una connotazione filorussa.

“Se fossi al governo il trattato lo farei con i Brics [acronimo per le grandi economie emergenti, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, ndr], con i russi, con i cinesi. Smettiamo di trattare con gli americani, ripeto: sono dalla parte sbagliata della storia”. (Grillo, Imola – Italia a 5 stelle)

 

BEPPE GRILLO E L’AMORE PER MADRE RUSSIA

Putin è un brand. Attira decine di siti, post su Facebook, interazioni.  “Putin è uno che tira, il suo nome produce traffico sulla rete”, raccontano – secondo Supernova – dal quartier generale della Casaleggio. E la Russia a volte aiuta. Anche in campagna referendaria. Basta ricordare quando il network RT, finanziato dal governo russo, ha raccontato la manifestazione per il Sì in piazza del
popolo a Roma definendola “una grande protesta contro Renzi”. D’altronde questa alleanza ha l’avallo di Grillo. Canestrari e Biondo ricordano la sua visita – senza troppe promozioni – all’ambasciata russa, nel 2016. «Poi – spiegano su Supernova – una delegazione del Movimento si è trovata vis a vis con la diplomazia tedesca. Con giudizi molto poco lusinghieri da parte dei rappresentanti di Berlino».

(in copertina foto ANSA/ANGELO CARCONI)

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