La giungla del voto estero: il pericolo brogli sul voto del Referendum

16/11/2016 di Redazione

Oggi Il Corriere della Sera, con un pezzo di Massimo Franco, parla dei rischi enormi e dei brogli per il voto con corrispondenza all’estero. Rischi che potrebbero concretizzarsi nel voto del 4 dicembre sul referendum costituzionale.

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Riporta il Corriere:

Esiste una casistica di migliaia di schede firmate da una sola persona, indirizzi sbagliati, cittadinanze estere fittizie, incetta di voti. La gaffe diplomatica della lettera mandata nei giorni scorsi agli elettori israeliani a Gerusalemme sotto la dicitura «Palestina» è solo la conferma di un meccanismo con falle vistose. Sono state segnalate da inchieste della magistratura e da rapporti come quello stilato appena due giorni dopo le elezioni del 2013 dall’ambasciatrice Cristina Ravaglia, e mandato ai vertici delle istituzioni. La verità è che però nessuno ha fatto nulla, né prima né dopo. La legge voluta dal missino Mirko Tremaglia, cultore dello ius sanguinis, del diritto del sangue caro alla destra, fu celebrata da tutti o quasi.

Come ricorda il Corriere un’inchiesta del procuratore aggiunto di Roma Capaldo ha accertato che i brogli in Argentina c’erano stati, ma non è stato possibile individuare i responsabili. Non solo. Sempre sul quotidiano:

Ricordano che un’offensiva simile ci fu nel 2006, per la vittoria dell’Ulivo; e di nuovo nel 2013, quando grazie a quelle schede «straniere» il Pd divenne il primo partito. La questione viene ripresa, accusano, dal fronte del No in maniera strumentale. Si potrebbe aggiungere: e preventivo, creando un clima di sospetto diffuso. «Mi pare che gli italiani all’estero abbiano sempre votato con regolarità e nessuno ha messo mai in discussione il risultato dal voto estero», ha dichiarato seccamente il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. La risposta suona un po’ troppo d’ufficio: un attacco agli elettori italiani all’estero c’è stato. Ma è venuto da più parti: da chi ha sottovalutato o perfino usato a lungo le ambiguità e le debolezze di una legge che sembra incapace di garantire a tutti un voto «personale, libero e segreto», secondo la Costituzione. C’è solo da sperare che dopo il 4 dicembre la questione non venga usata pretestuosamente: chiunque vinca o perda.

(in copertina foto la lettera del Comitato del Sì al referendum tra gli italiani residenti a Gerusalemme: sulla busta, oltre il nome e l’indirizzo, c’è infatti riportato ‘Palestina’ per indicare la nazione. Un errore che un portavoce del Comitato, interpellato al riguardo, riconduce all’Aire, l’anagrafe degli italiani all’estero. Secondo l’indirizzario di questa anagrafe, infatti, Gerusalemme si troverebbe ancora nella Palestina del mandato britannico. “Sono rimasto basito quando l’ho vista”, ha detto Jacopo Mascetti, libero docente di letteratura all’Università di Bar Ilan, da 20 anni in Israele, che vive nella parte ovest della città. ANSA)

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