Torino Film Festival 2016 After Hours: il cinema più folle dell’anno in un’unico programma

Torino Film Festival 2016 After Hours

La sezione eccentrica del Torino Film Festival 2016 raccoglie come ogni anno una serie di film che spaziano dall’horror al mockumentary, dal bizzarro all’erotico, dalla metafora sofisticata alla commedia demenziale. Dall’anno scorso è anche la sezione della “Notte Horror”, che quest’anno è prevista per sabato 19 novembre, da mezzanotte al mattino successivo.

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#SCREAMERS di Dean Matthew Ronalds (USA, 2016, DCP, 82’) Due giovani imprenditori, a Cleveland, fanno il botto con una web company che si occupa di video spaventosi generati dagli utenti. Mentre un ragazzo sta girando un documentario su di loro, sulla loro piattaforma diventa virale lo snuff video di un suicidio che sembra nascondere qualcosa di davvero inquietante. Un mockumentary che si fa horror con un uso originale del foundfootage, attori perfetti e una tensione crescente.

THE ALCHEMIST COOKBOOK di Joel Potrykus (USA, 2016, DCP, 82’) Sean, un sedicente alchimista emarginato, vive con il suo gatto grigio in una roulotte in mezzo ai boschi del Michigan: fa esperimenti, mangia junk food e vaga tra gli alberi in cerca, forse, del Maligno; unica distrazione il logorroico amico Cortez, che gli porta le medicine. Dal regista di Buzzard, un horror indie a bassissimo costo che mixa generi e riferimenti inchiodando lo spettatore con una sincera bizzarria che sfugge ogni classificazione.

ANIMAL POLÍTICO di Tião (Brasile, 2016, DCP, 75’) Dopo aver vissuto serenamente in città fra gli umani, una mucca entra in crisi esistenziale, e per ritrovare se stessa va nel deserto. Dove incontra il monolite di 2001: Odissea nello spazio fra le altre cose. Originalissima e inventiva riflessione sull’identità e sull’isolamento nella modernità, esilarante ma infine perfino commovente. Un UFO imprevedibile, pronto per diventare oggetto di culto.

ANTIPORNO di Sion Sono (Giappone, 2016, DCP, 78’) In una stanza coloratissima, che è la sua casa e il suo atelier, una giovane artista e scrittrice mette in scena il suo sogno di diventare un’attrice porno, seguendo un preciso ma misterioso copione. Sion Sono, al TFF nel 2011 con una retrospettiva completa, rilegge il pinku eiga (il softcore giapponese), dando libero sfogo a tutta la sua visionaria capacità provocatoria, tra intenti parodistici e ironiche sfide intellettuali.

THE ARBALEST di Adam Pinney (USA, 2016, DCP, 76’) Un solitario ed eccentrico miliardario, inventore di una sorta di cubo di Rubik, si racconta in un’intervista e rivive così la storia di come ha rubato l’idea che l’ha reso ricco e famoso e della sua ossessione per la ragazza che l’ha spinto a farlo. Dagli Stati Uniti, un bizzarro thriller indie, diretto da Adam Pinney. Uno stile lo-fi vintage e curatissimo e un protagonista che ammicca a Howard Hughes e Steve Jobs. Gran Premio della Giuria al SXSW 2016.

CHI MI HA INCONTRATO, NON MI HA VISTO di Bruno Bigoni (Italia, 2016, DCP, 65’) Una misteriosa francese vende a un regista una foto inedita di Arthur Rimbaud, dalla quale potrebbero emergere conclusioni rivoluzionarie sulla vita e le opere del poeta; il regista si inabissa in appassionanti indagini, consultando tecnici e critici. Divulgherà le sue scoperte? Irresistibile mockumentary di Bruno Bigoni su immagine e memoria: amore per la ricerca, poesia e un filo di intelligente ironia verso le istituzioni del sapere.

GOKSUNG / THE WAILING di Hong-Jin Na (Corea del Sud, 2016, DCP, 156’) Na Hong-jin (The Chaser, The Yellow Sea) è uno dei nuovi registi coreani più bravi e sorprendenti, come dimostra ancora con questo horror spiazzante e cupissimo. Un villaggio sulle montagne, uno straniero misterioso, una malattia che si propaga improvvisamente, un poliziotto che indaga e che vedrà la sua stessa famiglia in pericolo: niente è come sembra, perché il Male si annida dove meno lo si cerca.

LAVENDER di Ed Gass-Donnelly (Canada/USA, 2016, DCP, 92’) Una fotografa, che ha una passione per gli scatti di case abbandonate, si risveglia da un incidente automobilistico con una parziale amnesia e comincia a ripercorrere la sua vita con l’aiuto di uno psicologo. Una vecchia casa di cui si scopre proprietaria e alcuni oggetti innocui ma misteriosi che comincia a ricevere la conducono al centro di un labirinto pauroso. Tensione crescente e un’atmosfera inquietante per il thriller gotico firmato da Gass-Donnelly (premio Fipresci al TFF 28, con Small Town Murder Songs) con Abbie Cornish e Dermot Mulroney.

THE LOVE WITCH di Anna Biller (USA, 2016, DCP, 120’) Anna Biller (Viva, TFF25) torna al Festival con il suo ultimo omaggio a un immaginario cinematografico in Technicolor, dove una strega procace in cerca d’amore usa intrugli magici per far cadere gli uomini ai suoi piedi. Un trip sexy, erotico e lisergico, irresistibile e malizioso, in un incrocio ironico di cinefilia e vintage, colori spinti e pulp, nudi e fantasie hot. Tour de force per la protagonista Samantha Robinson. KING COBRA di Justin Kelly (USA, 2016, DCP, 91’) Brent Corrigan (all’anagrafe Sean Paul Lockhart) è una delle più celebri pornostar gay contemporanee, e l’ormai defunta Cobra Video, specializzata in twink hardcore, è dove lui è sbocciato. Questa è la loro storia, l’immersione senza veli in un mondo senza scrupoli, dove le illusioni sono sproporzionate e il denaro la fa da padrone. Nel cast anche James Franco, Christian Slater, Alicia Silverstone e Molly Ringwald.

LA MASCHERA DEL DEMONIO di Mario Bava (Italia, 1960, DigiBeta, 87’) Una strega arsa viva due secoli prima viene riportata in vita per caso: cercherà di entrare nel corpo della pronipote, che le somiglia come una goccia d’acqua. L’esordiente Mario Bava inventa la via italiana al gotico, lavorando su atmosfere e oggetti morbosi, oltre che sul volto inquieto di Barbara Steele. Ispirato a Il vij di Gogol, deve parte del suo grande fascino alla raffinata fotografia in bianco e nero, firmata da Bava stesso.

OPERATION AVALANCHE di Matt Johnson (USA, 2016, DCP, 94’) Due giovani agenti della Cia entrano alla Nasa fingendosi documentaristi per scovare una spia russa. È il 1967, la guerra fredda e la corsa alla conquista dello spazio impazzano e i due scoprono un segreto preoccupante: gli Stati Uniti sono in ritardo con il programma Apollo. Che fare se non ispirarsi a Kubrick per girare un finto allunaggio? Sulla celebre “teoria del complotto”, un mockumentary in foundfootage dove la comicità si tinge di paranoia.

PYROMANEN / PYROMANIAC di Erik Skjoldbjaerg (Norvegia, 2016, DCP, 96’) Dal regista di Insomnia (da cui Christopher Nolan ha tratto l’omonimo remake), un viaggio angoscioso nelle spire di una mente malata, quella di un giovane piromane che crea il caos nella tranquillità di un paesino norvegese. La pulsione al Male, l’inadeguatezza comune alla sua accettazione, la difficoltà del perdono: un dramma ma anche un thriller, quasi un horror squarciato dalle lingue del fuoco.

SADAKO V KAYAKO di Kôji Shiraishi (Giappone, 2016, DCP, 98’) Dopo Freddy vs. Jason, il combattimento che tutti stavano aspettando: gli spiriti maligni delle serie horror giapponesi contemporanee più amate, rispettivamente The Ring e The Grudge, uno contro l’altro, senza esclusione di colpi, “scontro di titani” che manderà gli appassionati in delirio. Non guardate quel filmato, chiudete i pozzi, non entrate in quella casa: Sadako e Kayako sono tornate!

SAFE NEIGHBORHOOD di Chris Peckover (Australia/USA, 2016, DCP, 85’) Un ragazzino angelico con problemi di sonnambulismo viene lasciato dai genitori alle cure di una bionda babysitter adolescente. È Natale, la televisione trasmette film dell’orrore e qualcosa sembra minacciarli dall’esterno. Ma, come la ragazza scopre presto, i pericoli si nascondono dove meno ci si aspetta. Un brillante horror australiano che gioca sull’elaborazione degli stereotipi di genere e sul loro ribaltamento, con senso del ritmo e molti tocchi di commedia.

SAM WAS HERE di Christophe Deroo (Francia/USA, 2016, DCP, 74’) Sam è un venditore porta porta che cerca clienti in un villaggio nel deserto del Mojave. L’auto in panne, la moglie che non risponde al telefono, in cielo una luce rossa misteriosa, e un’emittente radiofonica che trasmette incessante la ricerca di un serial killer. Un thriller inquietante che fa suo il cinema di genere anni ‘90 (ma anche le paranoie di Duel) ed è destinato a diventare un piccolo cult, a cominciare dalla colonna sonora dal sapore carpenteriano.

THE TRANSFIGURATION di Michael O’Shea (USA, 2016, DCP, 97’) Milo è un ragazzino nero, orfano e solitario, che vive nel Queens con suo fratello. Passa le giornate guardando film, leggendo libri e cercando di conoscere tutto sui vampiri, convinto di essere uno di loro. La sua vita sembra però prendere una piega diversa con l’arrivo di Sophie, l’unica ragazzina bianca dell’isolato. Un bizzarro coming of age nichilista e angosciante, con una dolcezza inquieta e dolente che sta tutta nello strepitoso protagonista.

YOGA HOSERS di Kevin Smith (USA, 2016, DCP, 88’) Due inseparabili quindicenni, appassionate di yoga, che dopo la scuola lavorano come commesse in un emporio canadese, si trovano a fronteggiare un Male antico che emerge dai boschi e che si manifesta sotto forma di minuscoli nazisti fatti di bratwürst. Dopo Tusk, il secondo capitolo della trilogia horror-comedy True North di Kevin Smith: protagoniste la figlia del regista Harley Quinn Smith e Lily-Rose Depp. Papà Johnny torna nei panni di Guy LaPointe.

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