Come la Corte costituzionale può bloccare il voto del 4 dicembre

03/11/2016 di Redazione

La Corte costituzionale avrebbe i poteri per rinviare il referendum costituzionale del 4 dicembre, anche se una simile decisione sembra molto probabile. Come rimarca il Corriere della Sera, in caso di accoglimento del ricorso Onida la Consulta dovrebbe forzare in modo rilevante la sua giurisprudenza.

LA CORTE COSTITUZIONALE IL RICORSO DI VALERIO ONIDA

Il ricorso di Valerio Onida e Barbara Randazzo è la base giuridica delle continue voci sul rinvio del referendum costituzionale fissato da un decreto governativo per il 4 dicembre 2016. La giudice del tribunale di Milano Loretta Dorigo non potrebbe sospendere il voto, come da richiesta del ricorso perché il referendum sarebbe inficiato da quesiti non omogenei. La giudice civile, spiega Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera di oggi, di accertare se la legge del 1970 che disciplina i referendum sia incostituzionale nella parte in cui non prevede un voto su quesiti non omogenei. Il rinvio del tribunale di Milano però non potrebbe bloccare il voto.

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LA CORTE COSTITUZIONALE E IL RINVIO DEL VOTO DEL 4 DICEMBRE

Ferrarella rimarca come sia particolarmente complesso ipotizzare una sospensione del voto decisa dalla Corte costituzionale in base al ricorso di Valerio Onida. Il primo dubbio riguarda il fatto che la Consulta non abbia il potere di sospendere un referendum: una simile decisione potrebbe essere presa solo in analogia alla facoltà di sospendere per gravi ragioni gli atti normativi che generano conflitti di attribuzione tra Stato e Regioni attribuita a massimo tribunale italiano dalla legge istitutiva del 1953. Oltre a questo, Ferrarella rimarca come l’esercizio di questo potere debba essere preso d’ufficio, e infine come i tempi tecnici per lo spostamento sembrano già essere scaduti.

IL RINVIO DEL VOTO DEL 4 DICEMBRE E L’AUTOTUTELA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Un’ulteriore possibilità per un rinvio del referendum costituzionale è l’autotutela del presidente della Repubblica, ipotesi citata dallo stesso presidente emerito Valerio Onida. Una simile possibilità appare però ancora più improbabile, visto che si baserebbe su un potere solo formale del capo dello Stato, che emana i decreti, decisi però in autonomia dal Consiglio dei ministri e di piena responsabilità politica del presidente, che li propone e controfirma. L’analisi di Luigi Ferrarella evidenzia come il dibattito sul rinvio del referendum sia assai fragile dal punto di vista giuridico, e copra in realtà timori e dubbi quasi esclusivamente politici.

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