Tornano gli Hooligans. Ma non sarà colpa della Brexit?

Chi si rivede, gli Hooligans. Sette arresti, duecento Daspo, migliaia di sterline di danni all’Olympic Stadium, nuova casa del West Ham da questa stagione. Ma forse la cosa che più resterà impressa di questa triste, anzi, disdicevole, come un British perfetto la definirebbe, serata è quanto successo a una ragazzina di otto anni, tifosa del Chelsea, colpita da sette monetine scagliate dai tifosi degli Hammers. Il padre le ha conservate e mostrate alla stampa, dichiarando:

“Porto mia figlia allo stadio da quando ha due anni, e non è mai successa una cosa del genere”.

Ecco, il problema è che stanno succedendo spesso, e non solo allo stadio. Gli Hooligans hanno si sono rifatti vivi quest’estate in diverse città della Francia, dove i tifosi dei Leoni (che indovinate con che fa rima) d’Inghilterra si sono fatti notare per le loro capacità etiliche e soprattutto per la loro straordinaria idiozia e violenza. E nelle serie minori ogni settimana ci sono report di scontri e tafferugli. Tutte cose che non sono successe per anni negli stadi inglesi, da tutta Europa presi come esempio straordinario di civiltà sportiva.

Ma le cose stanno cambiando, e le responsabilità, che nessuno naturalmente si accollerà, sono sparse un po’ ovunque. A partire dalla Football Association, istituzione che fa sembrare la nostra Lega Calcio le Nazioni Unite. Dopo avere le dimissioni di Fabio Capello, reo semplicemente di avere a disposizione del materiale umano scarsissimo con cui mettere insieme una nazionale, hanno pensato bene di dare l’incarico di Commissario Tecnico a Roy Hodgson, collezionando due ignobili figure prima ai Mondiali del 2014 e poi a Euro 2016. Non paghi, lo hanno sostituito con Sam Allardyce, mediocre calciatore e ancor peggiore allenatore che si è scoperto però bravissimo a prendere ricche consulenze per pilotare i calciatori verso determinati club su richiesta di agenti e procuratori. Il genio se n’è vantato a pranzo con un giornalista che si era spacciato per un intermediario che voleva offrirgli un lavoro. Complimenti, Darwin Award ad honorem.

Insomma, ci si rende conto che come molte altre cose nel Regno Unito, nel momento in cui un’entità è sicura di avere trovato la soluzione a un problema, la considera eterna e definitiva, trovandosi quindi impreparata se si dovesse ripresentare. Come si era risolta la questione Hooligans negli anni Ottanta? Semplicissimo, mettendoli tutti in galera. Così decise la Thatcher, così fu fatto. Ora sarebbe più complicato, e comunque è solo una parte, anche piccola, di quello che si intravede all’orizzonte.

Nell’ultima settimana a Londra sono state accoltellate otto persone, e non solo nel fantomatico East End, sorta di Inferno in Terra secondo i londinesi posh del West. L’ultimo in ordine di tempo è stato ferito a Holborn, in pieno centro, zona ricca e di uffici. Certo, alle quattro del mattino, ma poco importa. Solo 24 ore prima, un ragazzo di diciannove anni era morto in ospedale per una profonda ferita da coltello allo stomaco, a seguito di una rissa tra bande che aveva coinvolto sessanta ragazzi, si dice a causa di una donzella. Si sa, tira più di un carro di buoi, ma non abbastanza da giustificare il decimo adolescente a perdere la vita per arma da taglio dall’inizio del 2016.

Dal dopo Brexit a oggi, inoltre, gli inglesi hanno poco da invidiare ai nostri ignobili connazionali di Goro e Gorino. Sempre più spesso si assiste a eventi di razzismo spicciolo, sull’autobus, sulla metro, per strada, rivolti proprio a europei da parte di inglesi purosangue (li riconosci perché non capisci una parola di quello che ti dicono mentre ti insultano, il che li frustra ancor di più).

Insomma, a quattro mesi dalla Brexit, o forse a due anni e mezzo nel futuro, l’Inghilterra è un paese sull’orlo di una crisi di nervi. Hooligans, ma anche sterlina in caduta libera e di conseguenza i prezzi dei prodotti d’importazione sono cresciuti già molto, creando non pochi problemi alle classi meno abbienti. Il nuovo governo è una barzelletta tragica e gli stranieri che vivono in UK hanno ogni giorno di più l’impressione di vivere in V for Vendetta o ne I figli degli uomini.

Stiamo esagerando? Forse. Ce lo dirà il tempo. E molto presto. Ma i presupposti non sono dei migliori.

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