Giallo a Maccarese, Alessandro, 11 anni, annega in un canale. «I miei genitori si drogano»

04/10/2016 di Redazione

Un bambino di 11 anni, Alessandro, è morto annegando in un canale a Maccarese, nel comune di Fiumicino. È successo tutto intorno alle 16 in viale di Campo Salino a circa 300 metri dalla palazzina dove abita la nonna. Come tutti i pomeriggi, il bambino, figlio unico, era stato affidato alla nonna perché entrambi i genitori, residenti sempre a Maccarese, lavorano in un vivaio della zona.

Il Messaggero spiega la dinamica con cui è stato ritrovato il piccolo:

Quando la nonna si è accorta della scomparsa del bambino, verso le 15, ha lanciato l’allarme e circa un’ora dopo il cadavere è stato visto nel canale. Alle ricerche hanno partecipato tante persone perché il tratto del canale è nei pressi di un asilo in cui era in corso la festa dei nonni. La corrente avrebbe trasportato la salma le bambino per qualche centinaio di metri: l’acqua arriva a una profondità di tre metri. Sul posto polizia e vigili del fuoco.

E’ stato proprio un agente della polizia del comissariato di Ostia, fuori servizio, il primo a prestare soccorso al bimbo, purtroppo inutilmente. Il bambino, che frequentava la prima media, potrebbe essere scivolato battendo la testa prima di finire in acqua: sulle rive del canale canneti e alberi, nessuna recinzione. Nella zona della bonifica di Maccarese ci sono decine di canali, in questi giorni di pioggia particolarmente gonfi d’acqua.

«Abbiamo tentato di rianimarlo a lungo, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare. Il bimbo non dava segni di vita». È la testimonianza di Alessandra e Luigina, due delle educatrici del nido «L’isola che non c’è» che si trova a pochi metri dal punto in cui è stato trovato il corpo del bambino morto a Maccarese. «Ci hanno chiamato e siamo corse subito ma i nostri tentativi non sono valsi a nulla. In quel frangente non c’era l’uscita dei bimbi dall’asilo – hanno precisato – ma stavamo festeggiando oggi la festa dei nonni. E quindi c’erano tante persone, tra nonni e genitori».

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Il Corriere della Sera racconta invece un’altra situazione. Il bambino avrebbe manifestato istinti suicidi:

Il piccolo potrebbe essere semplicemente caduto nel canale e affogato: i primi rilievi del medico legale non parlano di segni di violenza, almeno non evidenti, ma non si possono nemmeno escludere altre concause della morte. L’autopsia chiarirà i dettagli. C’è un fascicolo aperto alla Procura di Civitavecchia del pm Alessandra D’Amore. I genitori del bimbo, separati da tempo, svolgevano lavori saltuari: sono stati portati in commissariato per ricostruire la dinamica dei fatti. La famiglia, stando alle prime indagini, presentava alcune criticità. Il piccolo, che frequentava la prima media, era stato seguito a scuola da un insegnante di sostegno e dall’«Assistente educatrice culturale», figura assegnata ad alunni con problemi di ogni genere, dalla disabilità a disturbi cognitivi.

La diagnosi del bimbo non era chiara. Le stesse operatrici però lo scorso marzo avevano segnalato alla scuola e ai servizi sociali una situazione familiare «difficile». Quel giorno lo studente, in uno dei tanti momenti di particolare agitazione, aveva detto piangendo frasi strazianti, angosciose, inconciliabili con i suoi 11 anni: «Non ce la faccio più, ora mi ammazzo». Aveva detto alle assistenti di un clima familiare duro da sopportare, dei genitori che si drogavano davanti a lui, delle violenze subite: gli investigatori stanno appurando se si trattasse di maltrattamenti. Il piccolo aveva chiesto aiuto, disperatamente e a lungo. Le sue grida però ieri, dalla riva di quel canale, non le ha sentite nessuno.

La morte di Alessandro ha molti punti oscuri: i primi rilievi del medico legale non parlano di segni di violenza. Nel mentre è stato aperto un fascicolo alla Procura di Civitavecchia.

(foto archivio Ansa)

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