Michael Phelps, più in alto di lui solo gli dei

25/09/2016 di Donato De Sena

MICHAEL PHELPS

Non un campione ma un fuoriclasse. Non un vincente ma un divoratore di medaglie e di record. Atleta più di ogni altro capace di allontanarsi dall’ordinarietà, di spostare la linea sottile e immaginaria che separa il mondo del possibile dalle prestazioni impossibili. Il tutto senza ostentare la propria straordinarietà, con l’umiltà e la discrezione di sempre. Michael Phelps è stato ed è tutto questo. Il nuotatore (per molti lo sportivo) più forte e vittorioso di sempre, ma anche un esempio bellissimo di successo contro una vita tormentata da dolore e sacrifici.

Michael Phelps, un ragazzone di 1 metro e 93 timido e schivo, nasce a Baltimora, nel Maryland, Stati Uniti, il 30 giugno di 31 anni fa. La sua infanzia non è semplice. Cresce senza figura paterna, perché i genitori si separano quando lui ha 7 anni. Vive al fianco della mamma Debbie e delle sorelle maggiori Whitney e Hilary. Comincia a praticare nuoto fin da bambino (proprio su spinta delle sorelle, che qualche anno dopo diventeranno a loro volta delle campionesse) e lo sport diventa subito per lui occasione per dare sfogo ad una voglia di riscatto. Non sarà semplice. A 9 anni gli viene diagnosticato l’ADHD, disturbo da deficit di attenzione e iperattività. Prende il potente farmaco Ritalin. Smette di assumerlo un anno dopo. Più tardi, a 12 anni, su consiglio del suo allenatore (Bob Bowman, per Michael un maestro di nuoto e di vita) rinuncia ad ogni altra attività sportiva per dedicarsi esclusivamente al lavoro in piscina. È lì che il ragazzo di Baltimora comincia la sua strada verso la leggenda.

Basta scorrere palmares e primati per rendersi conto di quanto la carriera sia stata proficua. A Sidney 2000 Michael Phelps diventa il più giovane nuotatore degli Stati Uniti ad aver mai partecipato alle Olimpiadi. Da quel momento fino al 13 agosto 2016, giorno del ritiro dalle gare, quel ragazzone timido e un po’ schivo, realizzerà 39 record del mondo in 8 differenti discipline e conquisterà 61 medaglie tra Giochi Olimpici e Mondiali. Con le 23 medaglie d’oro conquistate alle Olimpiadi (su 28 podi) diventerà l’atleta più vincente della storia dei Giochi, davanti ad atleti come il velocista Carl Lewis e un altro nuotatore, Mark Spitz, che a Montreal ’72 si era fermato a 7 ori. Nei campionati mondiali invece vincerà 33 medaglie, di cui 26 d’oro, 6 d’argento e una di bronzo.

 

 

MICHAEL PHELPS, LA LEGGENDA

L’apice del successo arriva nel 2008. Durante l’Olimpiade di Pechino in una settimana Michael Phelps cambia la storia del nuoto vincendo 8 medaglie d’oro, battendo il precedente record di 7 vittorie in una sola edizione dei Giochi. Lo squalo di Baltimora s’impone nei 100 e 200 metri farfalla, nei 200 e 400 misti, nei 200 stile libero, e nelle staffette 4×100 e 4×200 stile libero e 4×100 misti. E supera quanto lui stesso aveva fatto un anno prima ai mondiali di Melbourne, quando si era fermato a 7 medaglie d’oro. Le vittorie a Pechino arrivano a ritmo di record. Phelps stabilisce 7 primati mondiali ed uno olimpico, nei 100 farfalla. Ma è forse proprio la gara che non gli regala il record assoluto a rendere l’impresa leggendaria. Nei 100 farfalla lo statuninense ha un avversario insidioso da battere, il serbo Milorad Cavic, che alla vigilia ha apertamente dichiarato di volergli contendere il trono, di impedirgli dunque l’obiettivo prefissato delle 8 medaglie d’oro. Ai blocchi di partenza Cavic sfida Phelps con uno sguardo, i due sono vicini di corsia, il serbo parte con un ritmo migliore, vira con 4 decimi di vantaggio ai 50 metri, sembra potercela fare. Phelps prima rincorre, poi con un grande recupero riesce a lasciargli l’amaro in bocca. Lo Squalo vince per un centesimo, ma un centesimo che basterà per archiviare ogni confronto con il passato. Il mondo dello nuoto s’inchina al più forte di tutti i tempi, incoronato anche e soprattutto dai commenti dei vecchi campioni. «Forse è il più grande atleta in assoluto», sono le parole Mark Spitz, che a Monaco ’72 si era fermato a 7 successi.

Con Michael Phelps in gara i risultati sembrano essere pressoché scontati. Ai Mondiali di Roma 2009 conquista 5 ori e un argento. Due anni dopo, a Shanghai, 4 ori, 2 argenti e un bronzo. A Londra 2012 arrivano invece altre 4 medaglie d’oro e 2 d’argento. Ma è dopo l’Olimpiade in Inghilterra che viene messa a segno una nuova memorabile impresa. Alla fine dei Giochi Michael Phelps conferma il ritiro già annunciato nei mesi precedenti. Si allontana dalle gare. La favola del nuotatore cannibale sembra essere finita, archiviata, destinata ai libri di storia. Un paio di anni dopo arriva la svolta: il ritorno in piscina, nuove vittorie, la qualificazione per le Olimpiadi di Rio. Una rinascita dopo un periodo di smarrimento.

MICHAEL PHELPS, IL RITIRO

Phelps era arrivato a Londra più demotivato dei Giochi precedenti, dopo che per anni si era sottoposto a duri allenamenti quotidiani sembrava avere smarrito determinazione. «Dopo il 2008 – racconterà – mentalmente avevo dato tutto. Non volevo più nuotare. Ma allo stesso tempo sapevo che non potevo fermarmi. Così forzai me stesso a fare qualcosa che non volevo fare». Prima di Londra aveva salatato almeno due allenamenti a settimana. Dopo il ritiro del 2012, poi, si era lasciato andare. In quel periodo si era dedicato al poker e al golf. E aveva ripreso a bere. Nel settembre 2014 fu sorpreso dalla polizia al volante in stato di ebbrezza lungo la strada che da casa sua portava ad un casinò. Non era la prima volta che cadeva in un simile errore. Nel 2009 fece il giro del mondo una foto sua mentre fumava il bong, immagine che aveva anche provato a comprare prima che venisse pubblicata da un tabloid inglese. «Ero in un momento molto negativo. Non volevo più vivere», racconterà ancora Phelps, che decise di entrare in un centro di riabilitazione. Ne uscì 45 giorni dopo e riprese ad allenarsi. Cominciando l’ultima virata vincente.

MICHAEL PHELPS, IL RITORNO A RIO 2016

Quando arriva il 2015, alla vigilia dei Giochi, nessuno è disposto a scommettere un dollaro su un ritorno di Phelps ai livelli di Pechino e Londra. Ma lui smette di saltare gli allenamenti e comincia a zittire gli avversari che avevano intanto cominciato a registrare tempi migliori dei suoi. Ai mondiali di Kazan, mentre Phelps sconta ancora la squalifica per i suoi accessi, Chad le Clos, il sudafricano che lo aveva battuto a Londra all’ultima bracciata nei 200 farfalla (un errore da principiante dell’americano), dopo la sua vittoria nei 100 afferma: «Ho appena fatto un tempo che Phelps non fa da quattro anni. Ora può starsene in silenzio». Chissà quante provocazioni subisce il campione ferito in quei mesi. Ma lui riesce a trasformarle in energia. Il riavvicinamento con il padre gli regala maggiore fiducia. Si rasserena il rapporto con la fidanzata Nicole. Quando arriva ai Giochi su Phelps si nutrono molti più dubbi che certezze. A Rio Phelps diventa il primo nuotatore americano di sesso maschile (prima di lui solo Dara Torres) a partecipare a cinque diverse edizioni dei Giochi. Il bottino è ancora una volta ricco: 5 ori e un argento, 16 anni dopo il quinto posto nei 200 farfalla conquistato a Sydney, a soli 15 anni. È l’ultimo gradino verso la leggenda. Phelps, il robot diventato umano, diventa il nuotatore più anziano ad aver vinto una medaglia d’oro olimpica in una gara individuale e l’altleta che in assoluto ai Giochi ha vinto più ori individuali. Un record, quest’ultimo, che resisteva da 2.168 anni, detenuto da Leonida di Rodi. Come a dire: più in alto di Phelps solo gli dei.

MICHAEL PHELPS DA FABIO FAZIO A CHE TEMPO CHE FA

Stasera, 25 settembre, Michael Phelps sarà ospite in esclusiva della prima puntata della 14esima stagione del programma Che Tempo Che Fa, condotto da Fabio Fazio, in onda alle dalle 20 alle 22.45 su Raitre.

(Immagine di copertina da archivio Ansa)

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