Stipendi Rai, Viale Mazzini taglia. Verso il tetto a 250mila euro

Stipendi Rai? La Rai taglia e va verso il tetto a 250mila euro. Lo riporta il Messaggero, precisando come nel primo consiglio d’amministrazione dopo le ferie estive si è discusso del codice di autoregolamentazione sugli stipendi di direttori e dirigenti Rai.

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STIPENDI RAI: VERSO IL TETTO A 250MILA EURO

Viale Mazzini dovrà individuare norme e criteri per definire i parametri e i livelli destinati a incidere sui compensi annuali. Un passaggio necessario per stabilire quanto debba guadagnare un direttore di rete, di un telegiornale o un responsabile di settore. Spiega il quotidiano:

Oggi ai consiglieri verrà illustrato il primo step sull’autoregolamentazione. Saranno mostrati loro gli studi tecnici compiuti dalla direzione del personale. L’invito a darsi una “regolata” è arrivato prima dell’estate proprio dal sottosegretario allo Sviluppo Economico, Antonello Giacomelli, che ha cercato di scuotere il consiglio di amministrazione allo scopo di pressare di più i vertici Rai. L’operazione trasparenza si è trasformata in un boomerang quando l’opinione pubblica ha scoperto che il dg Antonio Campo Dall’Orto percepisce 650mila euro lordi l’anno e che ci sono 90 dipendenti che intascano un compenso superiore ai 200 mila annui. Per non parlare poi delle cosiddette star, i conduttori tv, che raggiungono stipendi d’oro con contratti a tempo determinato, i quali però tengono conto del valore di mercato (dai compensi milionari di Fabio Fazio e Bruno Vespa al mezzo milione di Massimo Giletti). Cifre che restano top secret, nonostante da più parti (a cominciare da Renato Brunetta e dal consigliere Carlo Freccero) si chieda di renderle pubbliche. Come si fa per i contratti dei calciatori.

 

STIPENDI RAI: LE PROPOSTE PER I TAGLI

Tra le proposte dei consiglieri Rai c’è proprio quella di portare gli stipendi al tetto indicato dal Governo per i manager della pubblica amministrazione (240mila lordi l’anno):

Si pensa a un tetto annuo di 250 mila, con un’indennità del 20% in aggiunta per chi ha un contratto a tempo determinato. Incarichi di direzione rinnovabili al massimo una sola volta, salvo deroghe. Deroghe che permetterebbero di sforare il tetto solo ai manager con compiti di rilevanza strategica come il dg, il direttore finanziario, il capo del personale.

 

Inoltre occorre individuare delle linee guida per risolvere le annose questioni che si ripetono ogni qualvolta che si è davanti a un avvicendamento di ruolo. I dirigenti rimossi non possono continuare a restare senza incarico e a percepire ugualmente lo stipendio come se fossero ancora in carica. O si liquida o si ricolloca: non esistono altre via.

 

Così come accade per i giornalisti, i quali una volta terminato il mandato possono tornare a svolgere le vecchie mansioni con conseguente ritorno al compenso precedente. Dal cda di oggi si comincia con la verifica delle ipotesi tecniche. Perché la Rai non può continuare a essere considerata una specie di cuccagna, un carrozzone che a differenza di altre aziende non ha accompagnato all’uscita i dirigenti rimossi, ma ha continuato a pagarli. Altro errore fatale è stato quello di non proporre contestualmente i ricollocamenti. Ci sono 1.300 cause, si viaggia alla media di un contenzioso ogni 10 dipendenti. Come si fa a ottenere risultati dalla spending review se si è schiavi di errori e sprechi del passato?

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