Melito Porto Salvo, ragazzina violentata: dopo gli abusi isolamento e abbandono

13/09/2016 di Donato De Sena

Come se non bastasse la violenza sessuale. Come se non bastasse l’adolescenza violata. Come se non bastassero le ferite indelebili. La 16enne di Melito Porto Salvo abusata da quando di anni ne aveva solo 13, è vittima in questi giorni di un ulteriore abuso. Ancora grave. Ancora angosciante. E ancora incomprensibile. La storia emersa in questi giorni avrebbe dovuto generare un’attenzione massima, un rispetto incondizionato per il dolore, un’unanime vicinanza alla vittima, una forte mobilitazione. Soprattutto nella comunità di appartenenza. Ma per quella piccola di un metro e 55 di altezza e appena 40 chili di peso, violentata da un branco di nove uomini, insieme al rispetto e alla vicinanza sono arrivati anche la minimizzazione, la sottovalutazione, un pizzico di indifferenza.

 

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RAGAZZINA VIOLENTATA A MELITO PORTO SALVO, L’ISOLAMENTO

Tra le persone coinvolte nella vicenda ci sono anche l’ex fidanzato maggiorenne della ragazza, il figlio del boss del paese, un giovane figlio di un maresciallo dell’esercito, il fratello di un poliziotto. Ma la fiaccolata di solidarietà verso la 16enne ha ottenuto una scarsa partecipazione. E mentre il sindaco insulta i giornalisti e il parroco invita a tacere, qualcuno prova a spiegare che in fondo la piccola se l’è andata a cercare, perché era «un po’ movimentata». A denunciare quanto sia preoccupante la situazione ci sono alcune assiciazioni. La Rete Nazionale dei Centri Antiviolenza, con un comunicato a firma del presidente Titti Carrano, si è rivolta al ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, invitandola ad andare quanto prima a Melito: «La delegittimazione della denuncia non è solo sessuale, c’è chi ha interesse a mettere i cittadini di questo territorio sotto il tallone della criminalità». Allarme che è stato lanciato anche da alcuni parlamentari. Federico Gelli, deputato Pd, parlando della scarsa partecipazione alla fiaccolata, ha affermato: «La vicenda assume poi tratti inaccettabili quando, come riportato da diversi quotidiani, sembra che la violenza di gruppo venga quasi giustificata dagli abitanti del Paese». I deputati M5S, intanto: «Non sono bastati gli abusi, le violenze, l’umiliazione, una vita trasformata in orrore. Sono arrivati anche l’isolamento e l’abbandono».

RAGAZZINA VIOLENTATA A MELITO PORTO SALVO, L’INDAGINE

Il caso della ragazzina è esploso lo scorso 2 settembre, quando i carabinieri della Compagnia di Melito Porto Salvo hanno eseguito, al termine di indagini avviate nel marzo 2015, nove ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del Tribunale e del Tribunale dei minorenni di Reggio Calabria. I provvedimenti sono stati emessi a carico di dieci giovani con l’accusa, a vario titolo, di violenza sessuale di gruppo aggravata, atti sessuali con minorenne, detenzione di materiale pedopornografico, violenza privata, atti persecutori, lesioni personali aggravate e di favoreggiamento personale. Dalle indagini è emerso che i giovani hanno cominciato ad abusare di una ragazza quando non aveva ancora compiuto 14 anni, approfittando della sua fragile personalità. La vittima aveva iniziato una relazione con uno dei componenti del branco, ben più grande di lei. Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, la ragazza aveva cominciato la relazione nell’estate del 2013. Lui, approfittando della sua fragilità l’avrebbe costretta ad assecondare tutte le sue richieste, costringendola poi ad avere rapporti sessuale con un numero sempre maggiore di suoi amici.

Sarebbe così iniziato un vero e proprio calvario: la ragazza anche due volte alla settimana veniva prelevata fuori da scuola per essere portata via e abusata sessualmente. Fin quando una segnalazione è giunta ai Carabinieri, grazie al disagio che traspariva tra le righe di un tema di italiano scritto dalla ragazzina a scuola.

RAGAZZINA VIOLENTATA A MELITO PORTO SALVO, LE MINACCE

Secondo gli investigatori, gli arrestati avrebbero più volte abusato sessualmente, anche in gruppo, della adolescente tra fine 2013 e inizio 2015. La vita della vittima è stata anche caratterizzata da un perdurante e grave stato d’ansia che l’ha costretta anche a mutare le proprie abitudini, nel periodo degli abusi era completamente soggiogata al branco. I ragazzi, infatti, l’avrebbero minacciata di divulgare alcune sue foto intime e di rivelare quelle ‘nefandezze’ ai genitori. Una minaccia implicita, secondo i carabinieri, sarebbe poi quella stata costituita dalla presenza nel branco di Giovanni Iamonte, 30 anni, il figlio di Remingo, attualmente detenuto, ritenuto il capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta operante a Melito. Il gruppo si è anche reso protagonista di una spedizione punitiva nei confronti di un giovane con il quale la ragazza aveva allacciato una normale relazione sentimentale allo scopo di allontanarlo e ‘riappropriarsi’ della ragazza.

RAGAZZINA VIOLENTATA A MELITO PORTO SALVO, GLI ARRESTI

I carabinieri al termine delle indagini hanno arrestato e portato in carcere, oltre a Iamonte, Daniele Benedetto, 21 anni, entrambi già noti alle forze dell’ordine, Pasquale Principato, 22, Michele Nucera, 22, Davide Schimizzi, 22, Lorenzo Tripodi, 21, Antonio Verduci, 22. È stato portato in comunità invece un 18enne che all’epoca dei fatti era minorenne, G.G. Domenico Mario Pitasi, infine, è stato raggiunto dalla misura dell’obbligo di presentazione quotidiano alla Pg essendo accusato solo di favoreggiamento personale.

(Foto: ANSA / US CARABINIERI)

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