I meravigliosi problemi di privacy che Facebook non sta affatto risolvendo

09/09/2016 di Redazione

Facebook sa, anche troppo. Il legame tra la vita reale e la piattaforma di Zuckerberg è ben spiegato in una inquietante analisi dal blogger Attivissimo:

Qualche mese fa stavo facendo una perizia informatica preliminare per un cliente che si trovava in una situazione personale molto delicata. Come al solito, per raccogliere i dati di contorno ho usato una delle mie identità fittizie su Facebook, un computer separato dai miei, una connessione a Internet che non usava il mio indirizzo IP personale (ho adoperato una VPN su rete cellulare) e una finestra di navigazione privata del browser. La geolocalizzazione era ovviamente spenta. A distanza di poche settimane, Facebook mi ha proposto come amico il mio cliente. Cosa peggiore, lo ha fatto sul mio account Facebook principale, quello dove uso il mio vero nome e cognome, non su quello usato per l’indagine. Passato lo stupore iniziale, non ci sono state conseguenze (oltre a Facebook e il cliente stesso, ero l’unico a sapere del rapporto fra noi), ma da allora ho dovuto alzare la guardia ancora di più.

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Coincidenze? Sì, ci sta bene un “io non credo” ma in realtà c’è da preoccuparsi…

Di recente ho segnalato il caso della vittima alla quale Facebook ha proposto come amico l’uomo che le aveva rubato l’auto brandendo un coltello a Birmingham, nel Regno Unito. Sembrava un curioso effetto inatteso dei maldestri algoritmi di correlazione dei social network. Ma è successo di peggio.

Infatti Fusion.net ha pubblicato la storia di una psichiatra che ha scoperto che Facebook consigliava come amici ai suoi pazienti i nomi degli altri pazienti, tradendo completamente il diritto alla riservatezza medica. Se ne è accorta perché un suo paziente le ha mostrato il suo elenco di persone proposte come possibili conoscenti da Facebook e le ha detto “Non conosco nessuna di queste persone, ma presumo che siano tuoi pazienti”. La psichiatra ha riconosciuto nell’elenco i volti e i nomi dei propri pazienti, ai quali non aveva affatto dato l’amicizia su Facebook. Il rischio molto concreto è che un medico violi inavvertitamente la privacy dei propri assistiti su un dato enormemente sensibile come la salute, per il solo fatto di usare Facebook, Instagram e/o WhatsApp.

Un esempio classico è quando su Instagram un tuo amico Facebook si iscrive alla piattaforma. Magari sotto pseudonimo. Vieni comunque informato della sua presenza.

Dato che Facebook non rivela i dettagli dei criteri che usa per proporre gli amici, l’unica difesa possibile è non usare del tutto Facebook, WhatsApp e Instagram. È un rimedio parziale, perché i vostri amici e colleghi che usano questi social network daranno loro comunque alcuni vostri dati quando daranno il consenso all’importazione delle rubriche, ma è meglio di niente. Ricordate, inoltre, che se usate WhatsApp, ora Facebook sa il vostro numero di telefonino, per cui non importa che nome di fantasia usate su Facebook.

(Foto da archivio Ansa)

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